La ricerca della giustizia e la sua amministrazione hanno sempre impegnato l’uomo nelle sue dimensioni individuale e sociale. Tanto più una società è articolata e complessa, tanto più è impegnata nella propria autoregolamentazione e quindi nel governo della giustizia.
Oggi il sentimento di giustizia, e soprattutto la fiducia nella «macchina» giustizia, è sottoposto a dura prova per il clima di disincanto che gli eventi susseguitisi dalla fine degli anni ‘80 ad oggi hanno ingenerato nella pubblica opinione. Mani pulite prima, ed oggi gli scandali che hanno investito il CSM, sono fenomeni che sembrerebbero ancor più dar credito a chi, tra mille luoghi comuni, sostiene che il sistema sia marcio in tutte le sue articolazioni.
Il regredire dell’autorevolezza e della credibilità delle Istituzioni ha conseguenze nefaste per la società e apre la strada a forme di giustizia «fai da te» che potranno pure far diminuire i carichi giudiziari in campo civilistico, ma che certamente corrispondono ad una resa dello Stato.
In questo scenario ma non solo, nessun segmento del comparto giustizia può disertare. L’Avvocatura non può non interessarsi della carenza di organico nei tribunali. La Magistratura non può restare indifferente rispetto ai numerosi problemi dell’Avvocatura, non solo economici e di indipendenza. Gli operatori amministrativi della giustizia, dipendenti, commessi e cancellieri non possono non interessarsi dei problemi delle altre due categorie.
Queste tre componenti perseguono un unico servizio istituzionale: la giustizia. Tanto impedisce che possano agire quali compartimenti stagni. Al contrario è interesse comune che nessuno di questi comparti vada in sofferenza.
Futuro@Forense vara questo foglio per scandagliare ed approfondire le problematiche del settore giustizia, dando voce agli addetti ai lavori ma anche ai cittadini, fruitori ultimi e titolari dei diritti in campo, al fine di individuare quelle linee di soluzione che non possono mancare.
Paolo Scagliarini