“L’organismo Congressuale Forense
riunito in assemblea nella seduta del 19 luglio 2019,
considerato
– che l’intervento della Corte Costituzionale con la Sentenza n. 173/2019, successiva all’intervento interpretativo del Legislatore ed a quello delle SS. UU. della Cassazione, chiude il lungo iter interpretativo della disciplina normativa inerente il limite del doppio mandato per i componenti dei Consigli dell’Ordine circondariali;
– che la Consulta afferma la conformità del suddetto limite ai principi costituzionali, escludendo, così come già affermato dalle SS. UU. della Cassazione, la natura retroattiva della norma impositiva del limite;
– la Corte Costituzionale afferma che il limite dei mandati consecutivi è un principio di ampia applicazione per le cariche pubbliche di membri elettivi, ed è principio di portata generale nell’ambito degli ordinamenti professionali, evidenziando espressamente che lo stesso si applica anche al Consiglio Nazionale Forense (peraltro Giudice dei reclami relativi alle elezioni circondariali);
– che gli Avvocati sono, per loro naturale funzione, i garanti della corretta applicazione della legge e che, pertanto, il mancato rispetto della stessa assume, nei loro confronti, sicuro rilievo deontologico;
ritenuto
che l’Organismo Congressuale Forense, quale rappresentante della massima assise dell’Avvocatura, il Congresso, debba farsi garante della stabilità, legittimità e piena legittimazione anche degli organi di rappresentanza istituzionale forense, al fine di vederne assicurata la loro autorevolezza.
Tanto rilevato e ritenuto,
CHIEDE
che i Consiglieri dell’Ordine circondariali in condizione di ineleggibilità /incandidabilita’ presentino immediate dimissioni, a prescindere dalla pendenza di contenzioso elettorale;
che analogo contegno sia tenuto dai Consiglieri Nazionali Forensi, nelle medesime condizioni, ripristinando la piena autorevolezza e legittimità del massimo organo istituzionale forense, in particolare nell’esercizio delle sue prerogative in ambito di giurisdizione domestica”.
Questa era, in pratica, la mozione che Melania Delogu, Delegata OCF, aveva chiesto di approvare: un compitino semplicissimo che chi aveva una coscienza (o anche un minimo di conoscenza giuridica o anche solo un po’ di buona fede), avrebbe dovuto approvare, senza fiatare.
La mozione Delogu ha avuto SOLO 5 voti a favore; il resto ha votato contro. ED IN QUESTO STA LA VERGOGNA.
E invece l’OCF, no! Ha deciso che questa proposta di deliberato è una porcheria e che la Avvocatura può fare affidamento sulla sensibilità dei singoli che – bontà loro! – sono stati toccati dai ricorsi, circa la loro incandidabilità/ineleggibilità e che hanno deciso di rimanere con il sedere incollato sulla poltrona di Consigliere o di Presidente.
E’ evidente che, sempre più spesso e sempre con maggior frequenza, l’OCF – che dice di essere la espressione del Congresso (in quanto i vari Delegati OCF sono votati dai Delegati Congressuali) – è scollata dal resto della Avvocatura e che da degli avvocati (i quali per primi DEVONO rispettare la Legge) ci si aspetta un minimo di Cultura della Legge.
Ma non rispondere ad una richiesta esplicita di presa di distanza da comportamenti ILLEGALI (e non inopportuni), è francamente da stupidi.
Già il 5 Luglio avevo affrontato la questione, in una assemblea organizzata dall’OCF ed a cui aveva presenziato il Coordinatore Giovanni Malinconico con tutta la giunta esecutiva dell’OCF. Avevo rimarcato la evidente mancanza di volontà, da parte di un organo diretta emanazione del CNF (nonostante le contrarie affermazioni, provenienti da chi – parti di Ordini – giuravano e spergiuravano di essere autonomi … poi ci devono dire chi sono i veri finanziatori del Congresso!). Già in quella occasione avevo evidenziato come il problema fosse anche loro (beccandomi le risatine e le frecciate di chi, a livello locale, prima propone i ricorsi avverso le elezioni di presunti incandidabili/ineleggibili, trincerandosi dietro il “rispetto della legge” e poi si tira indietro, quando ha la possibilità di esprimere pubblicamente il proprio dissenso o la propria vicinanza al tema del doppio mandato, evidenziando in tal modo il proprio pensiero in merito).
Avevo detto che il problema del doppio mandato è IL problema che la avvocatura deve affrontare e che deve affrontare al suo interno.
Il comunicato di OCF sta a significare che il livello della avvocatura (ed il minuscolo è voluto) è ai minimi termini e che certi problemi non si vogliono affrontare perché, in evidenza, non si vuole disturbare il padrone del vapore.
Sento tanti colleghi che si lamentano (lo fanno da sempre) e che si sentono scoraggiati perché “tanto non cambia nulla” e “quelli là stanno per fare i fatti loro”.
Il Marchese del Grillo, celebre film di Alberto Sordi, si adatta plasticamente a questa situazione, soprattutto quando il Marchese Onofrio Del Grillo, dopo essere stato arrestato in un bar che mesceva vino fuori orario ed in cui si esercitava il gioco d’azzardo, veniva liberato da un funzionario di Polizia e, girandosi a tutti gli altri in manette, dice “io so io e voi non siete un …”.
Questa è la situazione della avvocatura italiana, dove pochi spadroneggiano (infischiandosene bellamente di Cassazione e Corte Costituzionale) ed invece meriterebbero i Carabinieri dietro la porta, per il loro atteggiamento altamente sprezzante nei confronti della Legge e di tutto il resto.
Ci sarebbe da chiedere (al CNF, all’OCF ed a tutti i Consiglieri in qualche modo “toccati” dalla Cassazione, dalla Legge e dalla Corte Costituzionale) un atto di coraggio ed un passo indietro. Certo, “il coraggio, se uno non lo ha, non può darselo (don Abbondio ne I Promessi Sposi) ma sarebbe un atto di vera dignità e di rispetto nei confronti della Toga che diciamo di indossare con decoro e rispetto …
Non tutti, però, hanno un coraggio simile …
Ed allora dobbiamo avere noi il coraggio di dire che LA COLPA E’ SOLO NOSTRA, se certe persone ci rappresentano.
La avvocatura sta scendendo ai livelli più bassi mentre taluni, al pari di Tarek Aziz (con gli americani a 2 km da Bagdad durante la Guerra del Golfo del ’90) si ostinano a dire che stanno vincendo la guerra.
Noi non siamo in guerra; ma il livello di certi nostri rappresentanti è paragonabile a quello di Tarek Aziz. L’aggettivo sceglietelo voi: io evito!
Nicola Zanni