Come i colleghi sicuramente sapranno, la fine dell’anno 2021 costituirà uno snodo importante per la nostra categoria.
Sicuramente lo sarà per più di ottantamila avvocati iscritti obbligatoriamente alla Cassa Forense con provvedimento di imperio.
Il 31 gennaio 2014 il Comitato dei Delegati della Cassa Forense ha approvato il regolamento di attuazione dell’art. 21, commi 8 e 9, della nuova Legge Professionale Forense (n. 247/2012), ai sensi del quale: “ L’iscrizione agli Albi comporta la contestuale iscrizione alla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense. La Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense, con proprio regolamento, determina, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, i minimi contributivi dovuti nel caso di soggetti iscritti senza il raggiungimento di parametri reddituali, eventuali condizioni temporanee di esenzione o di diminuzione dei contributi per soggetti in particolari condizioni e l’eventuale applicazione del regime contributivo”.
In seguito, con i regolamenti attuativi si è stabilito che tutti gli avvocati sarebbero stati iscritti alla Cassa, anche coloro che non raggiungevano i minimi contributivi almeno fino al fatidico 31/12/2021 versando la metà del contributo minimo soggettivo ed avendo diritto a sei mesi di anzianità al posto dell’anno intero.
Da quel momento tutti gli avvocati ultraquarantenni con reddito inferiore al minimo da un lato hanno preso coscienza che il sistema almeno per un periodo di tempo non li avrebbe defenestrati ma dall’altro che il loro curriculum previdenziale sarebbe stato alquanto problematico.
Infatti, se per qualcuno dei colleghi non iscritti alla Cassa, la previdenza costituiva una parola sconosciuta, per altri – forse mal consigliati – significava avere rapporti con un mostro innominabile: INPS e la sua gestione separata.
Avvocati che da decenni hanno versato somme all’Istituto con percentuali a salire dal 4% dei primi anni 2000 al 27,5% del 2013 del proprio reddito.
Dopo il “danno” dell’iscrizione obbligatoria la beffa della mancata possibilità di poter recuperare parte del versato ed attualmente del ricongiungimento a quanto maturato in Cassa Forense.
Sono passati quasi sei anni dal provvedimento tampone dei decreti attuativi e tra il generale silenzio assordante sull’argomento e grottesche prese di posizione di candidati al ruolo di delegato alla Cassa, il problema degli ottantamila resta insoluto.
Certamente una minima parte di essi si è cancellata dagli albi ma per la maggior parte di loro l’incubo è prossimo a ritornare.
Il 01/01/2022 è più vicino di quanto si pensi.
Io mi sto preparando… è questa la novità.
Raffaele Magarelli
Visite
- 1.271.579