Futuro@Forense ed il Coordinamento Nazionale delle Associazioni Forensi: quando la protesta diventa proposta

Art. 3, Statuto Futuro@Forense: “L’Associazione, apolitica e senza finalità di lucro, ha per oggetto la progettazione ed il coordinamento di iniziative volte a favorire la realizzazione di un programma di riforma del sistema giudiziario con l’integrale recupero del contraddittorio sulle scelte politiche e sulla tutela dei diritti della persona, dell’attività forense sotto ogni aspetto deontologico e professionale, per contribuire alla formazione di un sistema giudiziario efficiente e rispettoso dei diritti dei cittadini”.

Proprio facendo riferimento all’art. 3 del nostro Statuto, si può comprendere appieno la scelta del nostro Gruppo di entrare a far parte, integrante e a pieno titolo, di un Coordinamento Nazionale delle Associazioni Forensi. Una scelta che è culminata nella costituzione di un Coordinamento “sovra associativo” che ha di mira, appunto, “l’integrale recupero del contraddittorio sulle scelte politiche e sulla tutela dei diritti della persona”.

Da subito con gli Amici delle altre Associazioni che compongono il Coordinamento (Adelante Avvocati in Movimento, Alexandra, Alleanza per il Rinnovamento Forense, Azione Forense, Associazione Forense Nazionale Italiana, Diciassettedodici, Vis Romana) ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda al punto che si è deciso di formare questo Coordinamento nello spazio di 12 ore, dopo esserci resi conto che chi aveva intenzione di “prendere il Congresso”, di fatto era disponibile ad accordarsi con il diavolo e con l’acquasanta nello stesso tempo, a discapito del principio di lealtà e di colleganza che andava sbandierando.

La Monocommittenza (problema che, grazie ad Anna Chiara Forte, è stato sollevato), la proposta di Legge Bruno Bossio che dà la possibilità di modulare la contribuzione previdenziale rispettando i principi di proporzionalità e progressività (problema sollevato grazie ad Eugenio Naccarato), la questione Edilizia Giudiziaria (che, grazie al sottoscritto, è stata sollevata da svariati anni): sono tre dei temi sui quali il Coordinamento sta sviluppando i suoi studi e sta concentrando la propria attenzione.

Uno dei nostri obiettivi, sin dalla costituzione di Futuro@Forense (e, devo dire, che questo è uno dei motivi che ci ha sempre contraddistinto: fungere da pungolo della politica e non accettare le scelte che la politica stessa cerca di imporre alla nostra Categoria), è l’integrale recupero del contraddittorio e della interlocuzione con la politica stessa. Attori, soggetti attivi nelle scelte che ci riguardano e non più soggetti supini alle decisioni che taluno ci impone (e che, grazie a quanti in evidenza avvocati solo nominalmente o non facenti parte della “Avvocatura di Base”, finora ci ha imposto). Insomma una Avvocatura partecipe, attiva ed EFFETTIVAMENTE rappresentativa delle istanze della base.

Non ci siamo mai proposti di rappresentare 247.000 Colleghi, progetto che – a dire il vero – mai ci è appartenuto e che mai abbiamo voluto perseguire, anche perché sarebbe stato e sarebbe veramente presuntuoso e non veritiero. Abbiamo avuto, ed abbiamo ancora, voglia di dare voce a quella fetta di Colleghi che non appartengono alla cosiddetta élite (ma poi esiste ancora una élite dopo la gravissima crisi che ha colpito la Avvocatura e non solo, che ha espulso dal sistema tanti Avvocati e che, in evidenza, non è ancora terminata?) e che, nonostante tutto, cercano di sopravvivere (e su quest’ultimo aspetto porrei l’attenzione!). Abbiamo avuto, ed abbiamo ancora, voglia di lottare perché qualcosa cambi, visto che non tutto – fino ad oggi – è andato come doveva andare (e qui le colpe si devono attribuire a quanti, rappresentanti Istituzionali, non hanno voluto – o non hanno avuto il coraggio – di andare contro “il padrone del vapore”).

Vedere come la sofferenza derivante dall’obbligo contributivo imposto dall’art. 21, Legge Professionale, possa servire da “mezzo di sfoltimento degli Albi”, non è certamente bello. Migliaia di Colleghi falcidiati dalla crisi e da Cassa Forense, costretti alla cancellazione dall’Albo, costituiscono un motivo per non abbassare la guardia ma, anzi, fungono da sprono per trovare una alternativa ad una contribuzione asfissiante e che, al termine della storia, porterà ad una pensione da fame.

Mi piace sottolineare, inoltre, un altro aspetto degli obiettivi del nostro Statuto, che in questo Coordinamento sicuramente troverà piena realizzazione: la tutela dell’attività forense sotto l’aspetto deontologico e professionale. Su questo si apre un mare vastissimo che vale la pena di solcare e sul quale dobbiamo accentrare la nostra attenzione: cosa vuol dire “tutela dell’attività forense sotto l’aspetto deontologico”? Ha senso parlare di deontologia, ai tempi nostri, dopo che – nonostante pronunce importanti delle Sezioni Unite della Cassazione, una Legge applicativa delle pronunce suddette e, addirittura, una pronuncia della Corte Costituzionale – i “vecchi” nostri rappresentanti si stanno dando mille scuse per non lasciare “la poltrona”? Possiamo ancora ritenere questi nostri colleghi, perché restano sempre iscritti negli Albi dei Fori di provenienza, “decorosi”? O, piuttosto, non dobbiamo ritenere che un loro attaccamento quasi morboso alla poltrona non sia esso stesso veramente indecoroso?

Tante domande che, speriamo, trovino una risposta adeguata ma che oggi, invece, portano ad una riflessione. Se anche l’OCF – diretta emanazione del Congresso (che, stando alla lettera dell’art. 39, Legge Professionale, costituisce la “massima assise della Avvocatura”) – adotta un deliberato ondivago non condannando fermamente gli atteggiamenti illegali di alcuni rappresentanti Istituzionali, che – in barba a sentenze e Leggi e interpretazioni Costituzionali – si ostinano a rimanere fermi ai loro posti, possiamo ancora nutrire fiducia nelle Istituzioni? Possiamo non sottolineare l’evidente scollatura tra “base” e “vertici”?

E’ “decoroso”, tutto ciò?

Domande legittime che noi, come Associazione, ci poniamo da tempo e a cui chiediamo risposte, possibilmente serie e non biascicate. Le pretendiamo perché noi stessi, per primi, dobbiamo rispettare le Leggi, scritte e non scritte, che regolano i rapporti fra noi.

Quando ho l’onore di portare, in qualità di Consigliere dell’Ordine, i miei saluti ai vari convegni in sostituzione del Presidente del mio Ordine, pongo sempre l’accento sul discorso deontologico, ricordando come il Codice Deontologico non sia soltanto un libricino da regalare ai Colleghi che prestano il giuramento di impegno all’atto della loro iscrizione all’Albo, ma debba considerarsi un vero e proprio mantra che ogni Avvocato deve recitare ogni giorno, dentro e fuori dalle Aule di Giustizia. Dico anche che non solo i giovani Colleghi ma, forse e soprattutto, i più “grandi” devono leggere ogni giorno quelle norme che sembrano estratte dal libro dei sogni e che, invece, sono più reali di quanto si possa credere.

Crediamo fortemente nella funzione della Avvocatura, al punto che riteniamo veramente inutile (ed una vera e propria “arma di distrazione di massa”) che il Congresso di Catania – per acclamazione (addirittura!) – abbia approvato la mozione (peraltro, mai presentata formalmente nei modi e nei termini previsti dalle norme statutarie) che impegnava il Congresso a far inserire in Costituzione la figura imprescindibile dell’Avvocato (quasi che l’art. 24, Costituzione, stesse lì a fare bella mostra di se stesso).

Noi siamo, volenti o nolenti, la “brutta faccia” della Giustizia, quelli che fanno da spartiacque fra i Giudici e gli assistiti, quelli che si prendono gli strali (e, talvolta, anche le botte) dei clienti scontenti. Noi siamo gli Avvocati, che ci piaccia o no.

Con la nostra presenza nel Coordinamento, ci proponiamo di porre al centro della attenzione l’Avvocato che rispetta la Legge e che viene tutelato.

Quindi non solo protesta, ma anche proposta: quello che abbiamo fatto finora e che continueremo a fare nel e con il Coordinamento.

            Nicola Zanni   

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