E arrivata una comunicazione da parte del/della Presidente/Presidentessa dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Puglia, indirizzata ai Presidenti degli Ordini degli Avvocati della Puglia e tesa a fare adottare dei provvedimenti disciplinari nei confronti dei Colleghi rei di “manipolare fatti già chiariti” (bontà sua!), relativamente ai tristi fatti di Bibbiano.
Pubblicando qui di seguito la detta lettera, prendo atto, come Avvocato (prima ancora che come Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bari, come Presidente di Futuro@Forense e come semplice cittadino) che la Presidente/Presidentessa ha già emesso il suo verdetto: alcuni nostri Colleghi stanno cercando di manipolare fatti chiariti da non si sa chi (visto che, se non ricordo male, l’art. 27, c. 2, Costituzione, statuisce che nessun cittadino può dirsi colpevole fino a che la sentenza di condanna non sia diventata irrevocabile. Ovviamente, la suddetta si è ben guardata – nella suddetta missiva indirizzata ai suoi “Colleghi Presidenti” – di indicare i fatti che i nostri Colleghi stanno cercando di manipolare.
Premesso che mi sorge il dubbio che la nostra sconosca che il titolo di “Presidente” – ipso facto – non dà a nessuno il diritto di chiamare collega nessun altro, visto che, a questo punto, tutti i Presidenti di ogni gruppo – compresa la bocciofila locale – sono suoi e miei “colleghi”, rifletto su un punto. La Presidente/Presidentessa chiede una punizione perché, a suo dire, i nostri Colleghi si sarebbero macchiati di illeciti disciplinari. E, comunque, chiede che i nostri Presidenti si facciano portavoce del rispetto delle norma deontologiche.
A me la cosa fa ridere ed imbestialire allo stesso momento.
Mi fa ridere perché una categoria professionale (quale quella presieduta dalla nostra) è sulla bocca di tutti per uno scandalo (al momento solo giornalistico, visto che esiste una indagine che – bisogna ricordarlo alla stessa – non equivale a sentenza di condanna passata in giudicato) e la colpa non è certo degli Avvocati che ne parlano (il diritto di critica, sancito dall’art. 21, Costituzione, come garantito anche dalle sentenze di tutti i giudici di merito e di legittimità della Repubblica, la nostra lo conosce?). Invito la nostra, a questo punto, a rivolgersi ad un Avvocato (anche il suo ordine lo può fare – ci sono tanti Avvocati) e chiedere notizie.
Mi fa imbestialire perché non ha rivolto un espresso e simile invito ai SUOI iscritti ed ai suoi colleghi (questi sì colleghi) Presidenti, visto che LA SUA CATEGORIA PROFESSIONALE non ne sta venendo fuori bene. Ha fatto, lei, un esposto, ai competenti Organismi disciplinari, per le storie che – solo oggi – stanno venendo fuori? Non credo.
Ognuno di noi che ha avuto e ha contatti con gli assistenti sociali può raccontare storie ed aneddoti. Se ognuno di noi parlasse, potrebbe scrivere un’enciclopedia. Lo evitiamo; ma da oggi almeno io comincerò a scrivere esposti in giro (tanto qualcuno lo legge, prima o poi).
Di certo la Presidente/Presidentessa cominci a farsi un serio, approfondito esame di coscienza, prima di scrivere ai “colleghi”.
Qualcun altro (non io) invitava a guardare la trave nel proprio occhio e non la pagliuzza nell’occhio degli altri.
E qui le travi sono molto evidenti.
Nicola Zanni
LETTERA PRESIDENTE DELL’ORDINE DEGLI ASSISTENTI SOCIALI DI PUGLIA
Gentilissimo Collega Presidente,
sulla scorta dei recenti e drammatici fatti di Bibbiano (peraltro ben lungi
dall’essere conclusi con sentenza definitiva) in questo momento a carico della mia
professione e delle/i mie/i colleghe/i si sta scatenando la caccia alle streghe.
Certo, quando viene sollecitata la “bestia” della psicosi di massa e le professioni sono
date in pasto al giustizialismo sommario, prima o poi tutte ne vengono travolte.
Ho necessità di spiegarTi tutto questo per inquadrare l’attuale clima mediatico e
sociale nel quale si stanno consumando le aggressioni alle colleghe.
In tale scenario sta succedendo che alcuni Tuoi colleghi stanno cercando di manipolare
fatti già chiariti.
Il comportamento di taluni legali – spero senza volerlo – fomenta odio nei
confronti delle mie colleghe e colleghi, che spesso rappresentano il primo e più indifeso
presidio territoriale del complicato sistema socio-assistenziale, o almeno di quanto ne è
sopravvissuto negli ultimi anni nel nostro Paese.
Capita, così, che avvocati facciano girare sui social foto e copie di documenti
riservati di bambini e bambine, di famiglie intere: atti dei Tribunali per i Minorenni,
Relazioni di Servizio sociale, dichiarazioni di genitori e parenti, ecc. Il tutto senza un
minimo tatto e discrezione e, soprattutto, contravvenendo ad ogni normativa contro la
privacy e il segreto professionale.
Anche sulla mia casella mail istituzionale sono pervenuti atti da parte di politici
regionali e mediatori di vaga professionalità che denunciano presunte irregolarità e
scorrettezze dei servizi sociali (nei quali peraltro sono spesso presenti diversi avvocati) e
che non si fanno remore di allegare gli atti che Ti ho citato.
Gentile Collega, alla luce di queste gravi circostanze, Ti chiedo di farTi portavoce
presso la Tua comunità professionale dell’invito all’adozione di un comportamento
deontologicamente e professionalmente corretto ed equilibrato, che vincola anche gli
avvocati (non solo noi) a tutelare l’immagine e la vita reale di bambine e bambini in
carne e ossa e delle loro famiglie. Te lo chiedo in nome della cooperazione e della sinergia interprofessionale che da sempre caratterizza i nostri rapporti, e soprattutto Te
lo chiedo nel supremo interesse del minore, che rappresenta il comune denominatore
delle nostre professioni, specialmente a livello locale, nei singoli enti e servizi.
Ti ringrazio per la collaborazione e colgo l’occasione per porgerTi cordiali saluti.
Patrizia Marzo
Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Puglia