Per motivi di lavoro, devo uscire di casa; lo studio è vicino ed io devo andarci…
Non ci sono problemi di contatti, a casa come in studio. Al di là dei familiari, a casa non c’è nessun pericolo (spero), meno che mai allo studio dove l’ultimo cliente è venuto a fine febbraio (con l’impegno di tornare a Marzo, per saldare una parcella… lo so, non lo vedrò per qualche tempo, ancora).
Esco di buon’ora, alle 8,00 di mattina non ci dovrebbe essere nessuno, per strada.
Passo davanti al bar dove, per anni, ogni giorno (talvolta anche d’estate) mi fermo a prendere il caffè, un rito che prosegue da 10 anni, ormai…
Lo studio non dista molto da casa ed in 5 minuti sono là… non cammina nessuno, per strada, l’aria è frizzante ed il sole splende in un cielo sgombro da nubi (il maestrale ha fatto il suo dovere)!
In studio lavoro regolarmente, alternando una ricerca giurisprudenziale per una questione ad un sano cazzeggio virtuale (meno male che esistono i social) ed a qualche telefonata.
Alle 12,15 chiudo tutto…
Alle 8,00 ed alle 12,00 siamo io e la desolazione… una sensazione irreale che mi spinge a fare varie considerazioni.
Penso che siamo in guerra e mi trovo a fantasticare su come si sentiva una persona, in quel periodo (con l’ansia dei bombardamenti possibili), durante una giornata simile, con la primavera ormai arrivata.
Penso a come sarà dura venir fuori dalla distruzione che il Covid 19 ha portato, perché di danni ne sta facendo, anche a livello economico (al di là della beffa degli “aiuti” stanziati e che a me e quelli come me non verranno dati).
E poi tanti altri pensieri.
In studio, nel mio mondo, riesco a non notare ciò che, invece, vedo fuori.
Mi dico che passerà (perché passerà)…
Per ora, per strada siamo io e la desolazione (ed il bar dove prendo il caffè è chiuso).
Ma passerà (perché certamente passerà).
Nicola Zanni