Quando la rete diventa la vetrina del reato

Ho deciso di esaminare un articolo pubblicato da Wired.it (che ringrazio) per aver portato alla ribalta il fenomeno, ormai consuetudinario, del Revenge porn sui social, più nel particolare quelle piattaforme simil Facebook, WhatsApp e Telegram che vedono il proliferare di gruppi (mi sia permesso) di vermi che hanno come unico scopo la compravendita di foto o video di ragazzine perlopiù minorenni. Ma andiamo con ordine.

Revenge porn viene introdotto all’art. 612-ter c.p., con la legge 69/2019 anche detta Codice Rosso, dopo il delitto di stalking, quello di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate. Si punisce con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000, la condotta di chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati. La pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, li diffonde a sua volta al fine di recare nocumento agli interessati. La fattispecie è aggravata se i fatti sono commessi nell’ambito di una relazione affettiva, anche cessata, o con l’impiego di strumenti informatici, nonché in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o di una donna in stato di gravidanza.

Cita Wired: “Siamo entrati nella chat dove oltre 40mila persone ogni giorno mettono in scena il rito collettivo dello stupro virtuale di gruppo. Foto delle ex, ma anche pedopornografia, in uno spazio online accessibile a chiunque che può rovinare una vita. Oltre 43mila iscritti in due mesi, 21 canali tematici collegati e un volume di conversazioni che si aggira sui 30mila messaggi ogni giorno. Il più grande network italiano di revenge porn è su Telegram, in un’enorme chat accessibile a tutti, contenente foto e video di atti erotici e sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle vittime e utilizzati per mettere in scena il rito dello stupro virtuale di gruppo, in una sistematizzazione su scala preoccupante di un fenomeno di cui ci eravamo già occupati poco più di un anno fa”.

43000mila iscritti, un numero spaventoso che dovrebbe far riflettere e non poco l’intero paese. Il resto dell’articolo sì concentra, invece proprio sulle conversazioni che avvengono fra i vai “utenti” e nel come avviene il baratto delle merci. “Chi ha dodicenni?” esordisce “Ragazzo”, che come quasi tutti i membri del gruppo partecipa alla discussione con un account fake, non collegato a un numero di telefono. “Magari” gli risponde 77gg77, prontamente accontentato da “booh” che digita solo “cercami”. Dove il sottinteso è: accordiamoci in privato. “Mentre il 90% mette merda, io metto una bella tredicenne”, rilancia Amon la mattina seguente, allegando l’immagine di un selfie allo specchio che con tutta evidenza sarebbe dovuto restare privato. Armando annuncia di voler “scambiare pedo”, un utente chiamato “46” lo accontenta e pubblica un video che sembra girato nei bagni di una scuola media” Il titolo del gruppo, per non farsi mancare nulla ha un chiaro riferimento allo stupro, siete abbastanza sorpresi e schifati? Non è tutto, Ahimè. Ci sono i padri di famiglia, come Alfonso, che pubblica una foto di sua figlia ricevendo i complimenti del gruppo. “Grz”, risponde lui, e rimanda alla chat privata per ulteriori immagini. O come Joe Goldberg, che nascondendosi dietro lo pseudonimo del protagonista della serie You chiede al gruppo: “Come faccio a stuprare mia figlia senza farla piangere?”, precisando poi l’età dei suoi due figli: 9 anni e 10 anni.

Questi gruppi sono ovunque e molto popolosi basti pensare a quei gruppi che su facebook sono saliti alla ribalta grazie a Selvaggia Lucarelli, vedesi Fabbrica del degrado e/o Pastorizia Never dies dove si trova addirittura “simpatico” esporre e poi mettere alla gogna ragazze di tutte l’età dopo aver preso le loro foto da Instagram ed affini. Figli del “bomberismo” che permette ad una manica di depravati di scambiarsi la c.d Bibbia 5.0, ovvero la raccolta di tutti questi contenuti con annessi commenti del tipo “Sì vede dalla faccia che è cagna ahaha!!!”

Ricapitoliamo quindi, abbiamo una serie di gruppi emersi e sommersi dove si trafficano immagini e video di ragazzine a sfondo sessuale o peggio ancora pedopornografici e il tutto è intollerabile. Intollerabile perché mi schifa e dovrebbe schifare l’intera società. Intollerabile perché stupra in maniera reiterata la mente delle vittime. Intollerabile perché se noi permettiamo che ciò avvenga le prossime vittime potremmo essere noi o le nostre figlie. Presuppongo, che in questo momento di isolamento sociale dove passiamo oltre 18 ore al giorno sui social l’argomento debba essere focalizzato e monitorato con maggiore rigore.

Krizia Colaianni 

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