Ad oltre quattro mesi, ieri 22 luglio 2020, finalmente sono tornata a svolgere una udienza dinanzi al Tribunale Civile di Bari in presenza dopo aver collezionato tutta una serie o di rinvii o al massimo di richieste di trattazione scritta.
Orbene, l’emozione era tanta, perché quando si è abituati ogni giorno a discutere più di un giudizio nella stessa giornata, quasi non ci fai più caso ed invece, ieri mi sono sentita come i primi tempi quelli del 2012 in cui cominciavo a dare atto a verbale della presenza dell’avv. Eugenia Acquafredda.
L’emozione era tanta anche perché – questo è noto a chi mi conosce – a me piace tanto fare udienza, perché secondo me la vera essenza del processo (lo ricordo anche a me stessa che il processo è orale) la vedi negli sguardi degli avvocati, nel tono di voce con cui si sostengono le proprie tesi e nella empatia con la quale si discute una udienza durante un processo.
A me è mancato molto non andare in tribunale per tutto questo tempo per discutere una causa, è mancato non vedere tanti volti di colleghi che velocemente si spostano da un’aula all’altra perché magari hanno dei fascicoli sottoposti da giudici diversi.
Ecco, a me è mancato tutto questo e spero che presto si possa tornare a svolgere tutte le udienze in presenza magari stabilendo degli orari in modo da permettere a tutti di organizzare meglio le attività e con più ordine i fascicoli, mediante dispositivi di sicurezza certo (le aule infatti sono dotate ormai tutte di un plexiglas montato sulle scrivanie dove siede il Giudice) ma in presenza.
Non mi si venga a dire che fare le udienze da remoto produrrebbe un risparmio per il cittadino sul piano dei costi, perché si rammenta a tutti che ormai dal 2012 e poi nel 2014 (vedi D.M. 55/2014) gli onorari degli avvocati vengono quantificati per fasi (studio, introduttiva, istruttoria, conclusiva) e non più su tutta quella serie di voci che venivano inserite nelle parcelle per cui magari vi poteva essere un interesse a svolgere tante udienze senza effettivamente dare una spallata al processo.
La verità è che l’avvocato è colui che deve dinanzi ad un Giudice difendere il proprio cliente, mentre farlo da remoto o attraverso gli scritti non ha la stessa efficacia che farlo de visu.
Noi avvocati ci siamo guadagnati questo privilegio, ovvero di poter difendere i diritti delle persone e di farlo dinanzi ad un Giudice.
Non siamo solo noi avvocati a chiedere di tornare a fare udienza in presenza, molti giudici ritengono che la vera essenza del processo sia la sua oralità e lo svolgimento delle udienze in presenza.
Noi non facciamo gli avvocati ma siamo avvocati.
Ed io oggi 24 luglio 2020 di nuovo farò udienza, anche questa volta in presenza e ne sono contenta!
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda