La convezione, i fondi del recovery plan ed altre amene divagazioni
All’indomani dell’intervento del Sindaco di Bari con l’accorata missiva diretta al Capo dello Stato ed avente ad oggetto la triste supplica per la risoluzione dei problemi connessi all’edilizia giudiziaria, puntuale come una bomba ad orologeria, giunge la notizia della sottoscrizione della convenzione tra il Ministero della Giustizia e l’Agenzia del Demanio per la realizzazione di quello che con imbarazzante enfasi viene definito “Parco della Giustizia” all’interno delle dismesse caserme “Capozzi” e “Milano”.
Grida di giubilo, folli festanti, onori civili, militari e religiosi tributati a Tutti, croci di cavalieri appuntate su tronfi petti;
Tutto risolto, a giorni la posa della prima pietra.
A proposito, causa restrizioni Covid, le iscrizioni per partecipare alla cerimonia resteranno aperte poche ore. Comunque sarà richiesta mascherina trasparente sì da rendersi ben visibili alla stampa, igienizzazione delle mani e della pietra sulla quale si avrà cura di far incidere il proprio nome ad perpetuam rei memoriam
(ma questa è altra storia della quale ne renderemo adeguata cronaca)
Riferiscono le agenzie di stampa che il Ministero avrebbe stanziato 95 milioni di euro per la realizzazione del primo lotto (?) nulla si dice del secondo e del terzo ciò senza contare le naturali varianti!
Certamente, le opere, anzi le azioni, ricomprese nel primo lotto sono quelle di cui alla progettazione esecutiva e di aggiudicazione dei lavori di demolizione degli edifici preesistenti, la bonifica dell’area (nulla riferiamo in ordine al materiale di copertura delle strutture e delle ragioni in forza delle quali il Ministero fu costretto a dismettere le caserme) e la realizzazione delle opere di urbanizzazione.
Sicché ben lontana appare la fruibilità della realizzanda opera !
Capitolo finanziario:
abbiamo le idee, abbiamo gli strumenti normativi per attuarle (il decreto semplificazioni che sembrerebbe ridurre gli interventi al pari di quelli per la sostituzione della porta del bagno di casa) ma, chi porta i soldi?
Nessun problema risponde il politico, i fondi sono quelli del “recovery plan” ( in Europa noi parliamo inglese, però il Regno Unito è “uscito fuori” )
I recovery plan sono i progetti nazionali di riforme che ogni singolo paese membro dovrà presentare a Bruxelles per ottenere gli aiuti del recovery found. (la scadenza per l’invio è fissata al mese di aprile 2021)
Ebbene, chiarito che i soldi non li abbiamo, ma forse li avremo, avventuriamoci nel campo del vaticinio, anzi meglio della prestidigitazione e cerchiamo di capire come fare cassa.
Il Premier, in vista della prossima scadenza del 15 ottobre – termine entro il quale il Governo dovrà presentare il proprio “piano” – ha confezionato un documento programmatico il cui nome già evoca prosperità, ricchezza e felicità.
“Piano nazionale per il Rilancio e la Resilienza” per gli amici PNRR – in vero l’acronimo suona imbarazzante – per i pratici il documento, come la lettera a Babbo Natale, contiene i migliori propositi e le buone speranze …
Ad ogni buon conto, scorrendo le oltre trenta pagine del documento, l’Edilizia Giudiziaria non sembrerebbe esservi ricompresa;
Anche a voler ricercare tra le sei macro aree individuate risulta oltremodo complesso comprendere da quale capitolo o posta di bilancio reperire le risorse.
A questo punto non resta che affidarsi alla cultura e tradizione partenopea sempre capace di restituire ad un concetto la giusta immagine e dimensione: “Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.
Il Grillo parlante