Non è facile ricoprire ruoli istituzionali ai più vari livelli, tuttavia qualcuno deve pur farlo se non altro perché non ci è stato imposto da nessuno, ma piuttosto si è scelto liberamente di farlo.
Per svolgerlo tuttavia non basta la buona volontà, bensì ci vogliono delle competenze (ma non sta a nessuno giudicare su queste) e soprattutto ci vuole tanto impegno ed un forte senso del dovere.
L’impegno ed il senso del dovere vanno poi di pari passo con la capacità di saper riorganizzare la propria vita (magari continuando a svolgere il proprio lavoro, continuando a fare il genitore o il figlio che accudisce i propri genitori o un proprio caro ovvero fare il coniuge) altrimenti diventa difficile riuscire a fare tante cose ma soprattutto pensare di poterle fare bene.
In un periodo come questo caratterizzato da una forte incertezza e da un grande senso di precarietà (è emblematico il “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” di Ungaretti) si dovrebbero cercare dei punti fermi ed un punto fermo è certamente quello di esserci per coloro i quali, a seconda del ruolo istituzionale ricoperto, possono ed anzi debbono fare riferimento a chi li rappresenta e che magari li ha anche votati.
Ed invece si assiste ad uno stallo istituzionale ai più ampi livelli, come se il Corona Virus ci avesse paralizzati in tutti i sensi e ci impedisse di svolgere anche il nostro ruolo istituzionale.
Questo non è vero, anzi è vero proprio il contrario, visto che il continuare a svolgere il proprio ruolo – che ribadisco ci si è scelti – seppure con tutte le difficoltà e con tutti gli accorgimenti del caso, rende ancora più onorevole e prestigiosa la funzione stessa e dovrebbe rafforzare il senso di responsabilità di ciascuno.
Ove, infatti, venisse meno lo stimolo per operare per il bene comune e ove venisse meno quel senso del dovere in questi contesti richiesto, onestà vorrebbe che si facesse un passo indietro proprio per rispetto verso quelle persone che hanno riposto in te la fiducia.
Non si può pensare che il Covid – 19 debba giustificare tutte le nostre inadempienze ed, in qualche caso, le nostre inadeguatezze, perché poi la gente ricorda sia cosa hai fatto, ma soprattutto ricorda cosa non hai fatto perché è molto più comodo.
Avere la rappresentatività di alcune persone non è aggiungere una esperienza al proprio curriculum vitae, ma piuttosto è mettersi al servizio di coloro che ti hanno dato quella rappresentatività e, pertanto, se per qualunque ragione tale “impegno” non può essere più onorato si dovrebbe avere l’umiltà di fare un passo indietro, perché altrimenti diventerebbe difficile continuare ad avere il coraggio di ripresentarsi a coloro che ti hanno votato e di chiedere nuovamente un voto!
Non si può minimamente pensare che si debba attendere che passi la pandemia per ricominciare a svolgere quel ruolo che ti è stato affidato, come se lo stesso fosse una luce ad intermittenza che si accende quando ci fa comodo e si spegne al momento opportuno perché ci fa altrettanto comodo!
Facciamo un passo indietro, ma se si sceglie questa strada ricordiamoci di scrivere anche questo sul curriculum vitae oppure ripartiamo, ricominciando a svolgere quel ruolo istituzionale che ci è stato affidato, perché è un nostro preciso dovere.
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda