Da tempo e comunque con la popolarità dei social – tra questi facebook – il fenomeno dell’ostentazione culturale, del parere ad ogni costo ed al di sopra di qualsivoglia moto di dignità, ha assunto dimensioni tali da determinare una profonda riflessione.
Tuttavia prima di avventurarsi in terreni sdrucciolevoli occorre quantomeno chiarire cosa si intende per saccente ed ignorante.
La definizione di saccente, almeno quella di più facile ed immediata comprensione, risulta essere quella offerta da una canzone di Giorgio Gaber (Mi fa male il mondo, 1995) “Mi fanno male quelli che sanno tutto – e prima o poi te lo dicono”
Quello che maggiormente incuriosisce è l’atteggiamento del saccente il quale in spregio delle regole della comunicazione, vestendo gli abiti baroccheggianti tipici di chi ha ben poco da offrire, si esibisce in noiose, inopportune e soprattutto estemporanee manifestazioni di (falsa) conoscenza.
Il saccente genera imbarazzo e noia, tuttavia egli è meritevole della pietas, dell’umana compassione verso un individuo che pur ostentando una grassa opulenza culturale disvela una grave e fiera ignoranza significativa di un profondo disagio intimo che impone in colui che ascolta il dovere di restituire compassione.
L’ignorante, invece, è colui il quale ha trascurato la conoscenza di talune cose che potrebbe o avrebbe dovuto sapere e ciò in base alla contingente circostanza.
Qui occorre però tener presente che l’ignorante può essere di due tipologie.
La prima, quella consapevole, quella sincera e più pura che certamente non costituisce un vulnus.
La seconda, quella inconsapevole ma colpevole, caratterizzata da un contegno omissivo. Questa è quella più pericolosa, e qui vale l’esempio degli allenatori di calcio al lunedì mattina, ai tanti virologi delle ultime ore e, ultimi ma non ultimi, quelli che commentano le sentenze senza conoscere né gli atti, né tantomeno la parte motiva, limitandosi alla superficiale lettura dei titoli dei giornali.
Questa seconda categoria, con buona pace di tutti, coincide con quella dei saccenti.
Completato il gioco dei ruoli con la definizione delle categorie, possiamo ora provare a tirare le fila di questo sconclusionato discorso cercando di cogliere le diverse sfumature in modo da individuare quale tra l’ignorante ed il saccente è destinato a prevalere.
A mio insindacabile e superiore pensiero solo l’ignoranza intesa quale lucida consapevolezza di non conoscenza definitiva può condurre verso una conclusione favorevole dell’eterno conflitto. Infatti la coscienza di non sapere rappresenta il miglior combustibile per alimentare il desiderio di conoscenza.
E’ l’eterno conflitto tra sofisti e pensiero socratico, dove il primo attraverso la sapienza tecnica afferma la propria conoscenza, mentre il secondo attraverso il “sapere di non sapere” rincorre la conoscenza nella piena consapevolezza che proprio quella idea di non sapere racchiude in sé la vera conoscenza.
Riepilogando questo sproloquio possiamo a questo punto affermare e qui senza timore di essere smentiti, che i saccenti lungi dall’essere dei cretini presuntuosi, sono dei sofisti, mentre quelle pie anime degli ignoranti sono dei socratici.
“Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno “(Oscar Wilde)
Fidatevi, io sono
il Grillo