A gennaio, ad anno appena inziato, le speranze perché vi fosse un miglioramento (o, meglio, un cambio di rotta) c’erano tutte, come sempre. Ma una pandemia come quella che stiamo vivendo, nessuno se la aspettava e nessuno credeva che sarebbe durata così a lungo.
Un lockdown lungo due mesi, il quale avrebbe potuto e dovuto rappresentare un (lunghissimo) momento di riflessione finalizzato ad un (auspicabile) cambio di rotta, tuttavia, è servito (quasi esclusivamente) a piangere su se stessi.
La Avvocatura avrebbe ben potuto cogliere le opportunità che le “rivoluzioni naturali” portano con sè, adeguandosi alle situazioni in movimento e, se del caso, migliorandosi (perché da sotto il giasto viene la cosa positivia).
La capacità di un essere vivente di modificarsi quasi geneticamente a seguito dei mutamenti del mondo è stato spiegato magnificamente da Darwin, nella sua teoria della evoluzione; e, purtroppo o per fortuna, è così-
La pandemia ha anche avuto il torto (o la fortuna), a livello periferico, di evidenziare limiti e storture che, invece, avrebbero dovuto essere superati e cambate in melisu, con una Avvocatura (locale) finalmente protagonista e nn prona ai desiderata ed ai diktat di persone che, grazie alla pandemia ed alla inerzia di parte maggioritaria della Avvocatura locale, ha finito per l’imporre (fingendo di concordare) misure di emergenza.
Il 2020 sta finendo e, con esso, sta finendo un annus horribilis, sotto parecchi punti di vista, in primis per quanto riguarda le cariche apicali del nostro organo di autogoverno, letteralmente decapitato dalla Magistratura in quanto illegitimo ed incapace di rispettare la Legge.
E poi il diritto di tribuna nel Consiglio Giudiziario della Corte d’Appello di Bari, lettralmente calpestato da magistrati che considerano gli Avvocati dei ruffiani, potendo, questi, ascoltare i fatti dei magistrati per poi poter andare a spifferarli in giro, quasi fossero dei pettegoli di quart’ordine.
E a questo punto sorge spontanea la domanda: si può cercare la collaborazione di chi, in tutta evidenza, non perde occasione per rimarcare la propria diversità ontologica, rispetto alla Avvocatura, ritenuta inferiore e indegna di considerazione alcuna?
Se questa è la stima nei nostri confronti, come possiam godere di credibilità ed autorevolezza nei confronti di chi lavora nei Palazzi di Giustizia e dei cittadini che ci fanno coincidere con i nostri assistiti?
A novembre scorso, un dipendente in servizio presso un ufficio del Palazzo di Giustizia di Bari, un lunedì mattina, pretendendo di entrare prima di tutti senza rispettare la coda, rivolgendosi ad un avvocato il quale gli aveva detto che erano tutti in coda, disse “voi qua siete ospiti”, C’è mancato poco che si arrivasse alle mani, ma è comunque partita una relazione al COA ed un colloquio con il capo dell’ufficio.
Ed allora, date queste premesse, il 2021 che vorremmo, è altro.
Vorremmo una Avvocatura partecipe pariteticamente ai tavoli in cui si parla di Giustizia; vorremmo una Avvocatura in grado di alzare la voce e che non subisca i diktat dei capi degli Uffici; vorremmo una Avvocatura pronta ad ascoltare, al proprio interno, le minoranze (perché le minoranze fanno il loro dovere, cioè tentare di far ragionare la maggioranza e, se si assumono determinate posizioni, non è solo per il gusto di dare fastidio, come qualcuno erroneamente pensa.
Il 2020 ha, infine, avuto il pregio di evidenziare la indolenza di taluno dei governanti, a prendere decisioni importanti.
Si ha l’impressione che, ad ogni livello, il capitano della nave – nonostante questa stesse e stia imbarcando acqua da falle ormai diventate voragini – non si voglia rendere conto che si sta affondando. E, allo stesso modo, purtroppo, la maggior parte dell’equipaggio colpevolmente avalla le decisioni masochiste del capitano.
Nel 2021 che vorremmo, noi vogliamo essere quelli che danno una mano ad uscire dall’empasse e – come sempre abbiamo detto – NOI CI SIAMO!
E nel 2021 si verificheranno tragedie epocali, se continuiamo di questo passo.
Se qualcuno vuole comprendere che il momento è topico, bene.
Altrimenti, quando la nave sarà affondata, sarà troppo tardi.
E la colpa sarà solo ed esclusivamente di altri.
Auguri a tutti noi.
Direttore Editoriale di Futuro@Forense