La locuzione italiano medio indicava generalmente la figura di un abitante dell’Italia le cui condizioni socio – economiche lo collocavano nella cosiddetta e supposta media nazionale.
L’espressione era in voga soprattutto negli anni sessanta, all’epoca del boom economico che creò una sorta di nuova classe sociale, quella del piccolo borghese benestante ma non troppo, comunque sempre pronto a commiserarsi e a brontolare per le presunte angherie derivanti
dall’operato della classe economica o politica.
Con il passare del tempo l’espressione ha assunto una connotazione peggiorativa, passando ad indicare l’uomo mediocre ovvero un personaggio indistinto la cui mediocrità riassume vizi, errori e difetti degli italiani come ad esempio il qualunquismo nel giudizio politico.
Un’altra connotazione che ha assunto negli ultimi tempi l’espressione italiano medio è quella del “tipico italiano” di estrazione culturale medio – bassa che mostra un disinteressamento alle questioni di interesse nazionale, scarse capacità in rapporto al lavoro e al proprio ruolo in società, interessato nel quotidiano per lo più al divertimento e a questioni di poco conto quali il calcio, varietà televisivi, programmi comici leggeri, riviste di gossip, quiz con domande poco difficili e notiziari mondani, dimostrando in genere una forte influenzabilità da parte della cultura di massa.
La figura dell’italiano medio degli anni settanta è stata peraltro usata in diverse opere letterarie e cinematografiche del secondo dopoguerra per definire quella che è diventata una sorta di topos.
Celebri interpretazioni dell’italiano medio furono date nel filone cinematografico della cosiddetta commedia all’italiana tra cui, in particolare, quelle legate ai nomi di Paolo Villaggio nei panni del ragioniere Ugo Fantozzi.
Il personaggio è un’iperbole vivente, un eccesso, in cui l’umanità del personaggio è sopraffatta dalle immani disgrazie da cui viene investito e a cui non reagisce minimamente. La semplicità con la quale viene descritto il personaggio – che con il tempo diventa l’emblema dell’uomo sopraffatto – sfocia inevitabilmente in una rappresentazione della sua mediocrità attraverso atteggiamenti negativi (quali il servilismo) che lo rendono comico ma allo stesso tempo tragico.
Un’altra caratteristica dell’uomo medio per non dire mediocre che Fantozzi incarna è quella di doversi sottomettere a tutti e di doversi scusare continuamente. Il comune denominatore, dunque, di tutte le vicende vissute da Fantozzi è la totale inerzia innanzi al destino, l’impossibilità di poter controvertere la sorte avversa.
Egli rappresenta il personaggio nonché l’archetipo dell’italiano medio degli anni settanta, medio – borghese dallo stile di vita semplice (niente laurea, lavoro da impiegato, casa in equo canone) con le ansie e le preoccupazioni di un’intera classe di lavoratori.
Probabilmente in tutti gli uffici è esistita ed esiste una seduttrice un po’ doppiogiochista come la signorina Silvani, un capo esigente o un collega arrivista come il geometra Calboni, molti sono andati e vanno in giro su una vecchia utilitaria come la Bianchina di Fantozzi, ma soprattutto tutti abbiamo almeno una volta pensato di essere perseguitati dalla sfortuna.
La sua famiglia, unico rifugio dalle angherie di una società che non lo riconosce come membro effettivo se non per sfruttarlo, è composta da una moglie insignificante e bruttina che non lo ama ma al massimo lo stima e lo compatisce e prova per lui sentimenti di pietas e da una figlia
ottusa e dall’aspetto scimmiesco che fa paura ogni qual volta la si vede.
Fantozzi subisce sempre angherie e maltrattamenti da parte dei colleghi di lavoro e dai suoi superiori senza mai tuttavia reclamare e / o ribellarsi.
Molta gente si è rispecchiata e si rispecchia in Fantozzi ma molta gente – a differenza di Fantozzi e per fortuna – reagisce.
La maggioranza tuttavia della gente mediocre invece quasi si compiace della propria condizione se non altro perché alla fine può sempre dare la colpa alla sfortuna per i propri piccoli o grandi obiettivi non raggiunti che per alcuni possono essere dei veri e propri fallimenti.
L’uomo medio / mediocre di oggi è tuttavia un po’ diverso dalla mediocrità rappresentata da Fantozzi, il quale era e resta nella sua semplicità una persona umile, buona e onesta seppure rassegnata al proprio destino.
Il mediocre di oggi è invece una persona di poco valore, di scarse qualità ma che si dà molte arie. È quello che resta sempre nella media, che non eccelle ma che comunque si erge al di sopra di tutto e tutti, pretendendo di essere migliore in base a criteri poco obiettivi e completamente di parte.
Tutti nella nostra vita abbiamo incontrato almeno un mediocre, magari anche noi lo siamo stati in qualche circostanza.
Accorgersi tuttavia di essere mediocri è il primo passo per uscire dalla mediocrità. La maggior parte invece della gente mediocre sguazza nella propria mediocrità, tenuto conto che oggi purtroppo la mediocrità è stata istituzionalizzata in nome di una presunta eguaglianza
intellettuale.
Tutti sono in grado di fare tutto, l’accesso libero e diffuso alla cultura, alle arti, alle scienze, dà la possibilità a tutti (purtroppo grazie a Google) di pensare di poter arrivare in alto e di avere una “cultura” generalizzata e a 360 gradi.
Ed infatti negli ultimi anni si è assistito ad un preoccupante proliferare di talent show che hanno dato e danno alle persone l’illusione che sia possibile a tutti, senza preparazione, formazione o sacrificio, arrivare ed emergere, ergersi sugli altri, anche su chi investe il proprio tempo nella formazione dura e fruttuosa e diventare addirittura un influencer.
Il riscatto dei mediocri oserei dire!
Portando infatti alla ribalta modelli di persone medie ovvero mediocri, i quali con i loro atteggiamenti sono molto più vicini al popolino, di fatto fanno sentire la pletora dei mediocri non parte di una minoranza ma in realtà la maggioranza a tal punto che in un mondo di mediocrità, l’uomo medio si sente a suo agio e l’intellettuale invece completamente fuori posto.
Che dire se non che sono contenta di stare nella minoranza e di rivendicare il mio diritto a stare nella minoranza?
Buon Anno! Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda