Si assiste da qualche tempo a questa parte e a tutti i livelli istituzionali (sia nella politica che si svolge nei palazzi come anche in quella forense) ad un calo di “istituzionalità” che si manifesta attraverso l’uso di un linguaggio molto spesso intriso di ripetute cadute di stile rivolto a chi ricopre un incarico istituzionale.
Il tono diviene particolarmente acceso se gli “apprezzamenti” sono rivolti a chi appartiene magari ad altra “corrente” o non perora la causa come si vorrebbe in quanto ha una opinione diversa su delle tematiche ritenute fondamentali per la causa – per non dire la lotta magari anche di genere – che si sta portando avanti.
Ed infatti, quello che non è chiaro ad alcuni (ancor più grave se si pensa che, a volte, chi utilizza un linguaggio poco rispettoso nei confronti di chi riveste una carica istituzionale è egli stesso un rappresentante delle istituzioni) è che, ci piaccia o no, quella persona riveste una carica e, dunque, non è consentito a nessuno né sminuire il ruolo ricoperto, né tantomeno utilizzare certe “definizioni” poco consone al ruolo rivestito.
A parere di chi scrive una tale caduta di stile – specie se proviene da parte di chi è nelle istituzioni – è la madre del populismo che, dunque, non dovrebbe appartenere proprio a chi ci rappresenta.
Fare politica, anche quella forense, implica dunque un grande senso di responsabilità oltre che un certo impegno, poiché sono necessari valori morali e comportamenti rispettosi della carica che si ricopre e che si è stati chiamati a ricoprire e, fare politica vuol dire rispetto nei confronti di chi riveste un’ altra carica che ci piaccia o no.
Tale forma di rispetto, dunque, passa e deve necessariamente passare anche attraverso l’uso di un linguaggio che deve essere sempre ricondotto ed ispirato al “decoro” del ruolo che si ricopre e che si è stati chiamati a ricoprire, ma nella realtà, purtroppo, molto spesso ciò non avviene.
Chi sta nelle istituzioni dovrebbe essere un esempio di correttezza e di “garbo” soprattutto verso chi la pensa diversamente da te, perché è molto più semplice esserlo verso chi è dalla tua stessa parte ed è sulla tua stessa barca.
Oggi è ormai del tutto evidente che ci troviamo all’interno di un inesorabile processo di transizione verso un sistema “politico” a più livelli che non contempla più il rispetto per l’avversario o per chi appartiene ad una corrente diversa e che tale mancanza di rispetto si manifesta anche attraverso i social che molto spesso sono utilizzati per inviare messaggi subliminali ad altri.
L’attività di discredito del competitor politico viene costantemente consumata davanti all’opinione pubblica attraverso l’uso di tutti i mezzi a disposizione che possano in qualche modo intaccare l’immagine del personaggio politico, pensando di poter influenzare (l’influencer è ormai di moda ed è diventato un mestiere) gli altri attraverso questo uso del linguaggio assolutamente inadeguato oltre che scorretto.
Vorrei concludere dicendo che, chiunque crede nella democrazia, nella libertà di pensiero e nelle istituzioni, deve farlo con eleganza e lealtà in modo da inculcare nelle nuove generazioni e in chi ci ha votato il rispetto per le istituzioni.
Nella vita contano molto i modelli e chi è nelle istituzioni deve essere il primo a dare il buon esempio.
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda