“Prima le donne e i bambini!” è il protocollo marinaresco previsto in caso di abbandono della nave ma è anche la nota frase che ricorrentemente è pronunciata dagli attori nei film del tempo che fu, e che narrano situazioni di pericolo nelle quali era scontato per quella società tutelare le persone più deboli.
Era una società, quella, lontana dall’esperienza delle pari opportunità ma che ha sempre avuto quella sensibilità di dover maggiormente tutelare il debole e garantire il futuro di sé stessa.
Era una società, quella, nella quale culturalmente la figura dell’eroe era esaltata e si imponeva a tutti come l’esempio da seguire. Lo spirito di sacrificio, l’abnegazione, lo sprezzo del pericolo erano termini che permeavano ed educavano il comune sentire all’incarnazione di valori che vedevano il loro apice nel supremo e gratuito sacrificio in favore di terzi.
A quella società è seguita questa, sotto i nostri occhi, ove tutto è raggiungibile, ove è prevalsa la smania di mettere mano ad ogni istituzione, interrompere ogni tradizione in nome di un progressismo fine a sé stesso. Una società che si bea del non aver bisogno né di eroi, né di santi, né di padri e madri, né di esempi da seguire poiché sa fare da sé. Non si intravede più nulla di ontologico, anzi quanto più si è difformi dalla stessa natura umana tanto più si è fighi.
Intendiamoci, anche nel tempo che fu le eccezioni non mancavano e letteratura e cinematografia stigmatizzavano la figura del furbo che per un forte egoismo, preferiva aver salva la pelle a discapito degli altri. Questi però era additato come codardo e non furbo: l’esempio negativo da isolare e rifuggire, non da emulare. Venuta meno questa “educazione” gli esempi e la prassi dell’homo hominis lupus si sono moltiplicati e il portato educativo, per mille motivi, non ultimo quello tecnologico della comunicazione, sfuggito di mano alla famiglia ed alla società, si è invertito al punto tale da far si che ciascuno di noi resti isolato in una introversione egocentrica ed individualistica con la conseguenza che l’atteggiamento non sia più censurato dalla società rimasta afona e ammorbata da un virus culturale che non solo non le permette di giudicare e condannare questi atteggiamenti, ma li giustifica e legittima quando pure non li esalta.
Dunque, non dobbiamo meravigliarci se in questo clima del si salvi chi può, la cronaca ci parli di soggetti o di categorie che fanno carte false per passare avanti ad altri per vaccinarsi e che questo atteggiamento pregno di codardia non riguardi gli strati umili della nostra società, ma la investa in tutti i suoi livelli. Non è da oggi, infatti, che si ricorre al parente o all’amico dell’amico per avere favoritismi ogni dove. Quantomeno prima lo si faceva con un certo pudore.
Ma si sa, ognuno raccoglie ciò che ha seminato e questa società ha seminato male, molto male.
Paolo Scagliarini