“Coerenza: costanza logica o affettiva nel pensiero e nelle azioni” (dal web).
Da sempre, ma soprattutto in questi ultimi trent’anni, la parola della quale più ci si è riempiti la bocca, in politica, è coerenza. Se prima si era coerenti, essendo da una parte o dall’altra della barricata (e, quindi, manifestando chiaramente il proprio pensiero ed adeguando la propria azione a questo) oggi si è coerenti solo avendo come riferimento (quasi esclusivamente) il proprio tornaconto personale, non foss’altro in termini di visibilità.
Colpa, certamente, di un modo particolare di fare politica, senza considerare minimamente la radice del sostantivo politica: in molti, infatti, pur riempiendosi la bocca con questo termine, dimenticano (volutamente?) che il menzionato sostantivo deriva da polis, termine greco che si traduce agevolmente città. Fare politica inteso come agire nell’interesse dei cittadini, avendo come obiettivo primario il bene della collettività.
Da trent’anni a questa parte, invece, complice anche un modo personalistico di approcciarsi alla politica (forse dettato più da ragioni intrinsecamente personali che da reale volontà di fare politica), si è assistito ad un radicale sconvolgimento dei rapporti. Se prima, per coerenza, si rimaneva in un gruppo, oggi – al contrario – si salta da un recinto all’altro, senza colpo ferire.
E se questo è vero, nella politica (chiamasi cambio di casacca e, seppur disprezzato, si verifica ad ogni livello), a maggior ragione si verifica in consessi più piccoli (ad esempio, nei Consigli degli Ordini professionali), in cui professionisti che si ritengono salvatori della patria, pur di garantirsi, in qualche modo, una visibilità (o una rielezione) che da soli non sono in grado di raggiungere, sono disponibili a fare il salto della quaglia, pur dichiarando al mondo la propria coerenza.
Per carità, tale comportamento è umanamente comprensibile. Una opportunità ed una speranza devono essere concessi a tutti, anche a chi – aprendo bocca – dimostrano la propria insipienza e la propria ignoranza. Ma, al netto di ogni altra considerazione, cosa pensa l’uomo medio, l’elettore, di questa incoerenza?
Si può dire tutto ciò che si vuole; ma questo rimane confinato nella propria persona e, per quanto gradevole o sgradevole possa risultare questo atteggiamento, non si può fare altro che prenderne atto.
La coerenza la si rivendica perché così fa comodo. Non la si applica, perché bisogna nasconderla, in primis a se stessi.
Il ricordo di quanti, in passato, si scagliarono contro un certo modo di gestire la cosa comune e, oggi, invece, supinamente (incoerentemente, è il caso di dire) sono con i criticati di allora, deve essere ben nitido e tenuto presente, allorquando si va a votare.
Il problema è che certa gente trova asilo non per la propria intelligenza, quanto per il fatto di alzare la mano a comando. E’ vera gloria?
Per loro forse si. Non so se lo è per chi la mattina ha il coraggio di guardarsi allo specchio.
Nicola Zanni