Quando si parla dell’ultimo samurai, ci si riferisce ad un giapponese che, ignaro della fine della seconda guerra mondiale, era pronto ad opporre una strenua resistenza, nelle Filippine.
Nessuno lo aveva avvisato che la guerra era finita da quasi 40 anni. Ma egli, indomito, era lì, pronto a difendersi dai nemici che avrebbero dovuto attaccarlo. Solo che i nemici non c’erano più e la guerra era finita dal 1945 …
L’ultimo samurai è una sorta di figura mitologica ed è caratterizzato dalla verve tutta nipponica di difendere l’imperatore e il Giappone.
Ma, voi non ci crederete mai, anche io ho incontrato l’ultimo samurai. Si trincera dietro il concetto di coerenza; ma vota contro dopo aver detto che, effettivamente, le cose sono fatte bene.
Dice di essere coerente e, credendo di essere, egli stesso, discendente dell’imperatore, affibbia patenti in giro a chi disprezza. Nella sua coerenza, è presenzialista (al contrario del samurai giapponese di cui sopra) e deve dimostrare al mondo che io so’ io e voi nun siete un …
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!” (Dante, La Divina Commedia, Purgatorio, canto VI, versi 66 – 68).
Io l’ultimo samurai, quello giapponese, lo adoro. Il samurai coerente lo compatisco. In fondo, la solitudine è una brutta bestia ed alzarsi da solo la mattina, ragionare da solo per tutto il giorno, darsi ragione da solo, andare a dormire da solo, non deve essere bello.
Ed uno qualche domanda se la deve pur fare …
Uno che non fa harakiri