Qualche domanda al delegato avv. Nicola Zanni, presidente dell’Associazione Futuro@Forense

Domanda: Buongiorno Consigliere, questo sarà il suo 4° congresso da Delegato. Cosa le è rimasto dalle precedenti partecipazioni?

Risposta: Preciso che sono stato Delegato in occasione dei Congressi di Bari (2012), Venezia (2014) e Rimini (2016), mentre a Catania (2018) ho assistito ai lavori Congressuali da congressista. Devo dire che ogni Congresso mi ha lasciato qualche cosa, perché si è sempre assistito a scene epocali. A Bari, si era nel pieno della discussione sulla riforma della Legge Professionale e sulla mediazione; a Venezia – approvata la Legge Professionale – si discuteva di come dare concreta attuazione ai deliberati congressuali, superando l’OUA (Organismo Unitario della Avvocatura), senza arrivare ad alcun risultato se non quello di delegare tutto alla assise congressuale successiva. A Rimini, grazie ad una proposta preliminare (a mio giudizio) ignobile di distruzione dell’OUA, si è arrivati alla fondazione dell’Organismo Congressuale Forense, bestiale commistione fra Ordini e gruppi di maggioranza, con le conclusioni cui abbiamo assistito nei mesi scorsi, culminate con le dimissioni dell’Esecutivo OCF, sperando in azioni giudiziarie penali e civili in danno di chi ha messo le mani sull’OCF. A Catania, abbiamo assistito alla incoronazione di un imperatore (Mascherin), salvo poi l’intervento successivo delle Sezioni Unite della Cassazione, in materia di doppio mandato cui obtorto collo il CNF si è dovuto adeguare. A dimostrazione del fatto che ci sono state parecchie situazioni sedimentate e che il servizio nelle Istituzioni della Avvocatura, non sempre è così … spassionato.

D: Cosa si aspetta dall’assise che inizierà tra qualche ora?

R: I temi congressuali sono molto interessanti, spaziando dalla intelligenza artificiale ad un revisione del Patrocinio a Spese dello Stato, passando da una rivisitazione della Legge Professionale, in materia di Consigli Distrettuali di Disciplina, e da una concreta attuazione della Legge Professionale in tema di CPO (dotandoli di autonomia patrimoniale), ad una revisione dello Statuto OCF. A dimostrazione che le critiche rivolte al Congresso di Bari, nel 2012, ci stavano tutte e che, a distanza di dieci anni, è brutto dire: “avevo ragione”. La Legge Professionale è vulnerabile, sotto tanti punti di vista.

D: Gentile Consigliere sarebbe così cortese da spiegare il funzionamento del Congresso?

R: Il Presidente del CNF, ogni tre anni, convoca il Congresso Nazionale della Avvocatura la cui sede viene scelta dai Delegati Congressuali riuniti nel Congresso precedente. Mi spiego meglio: quest’anno, i lavori Congressuali si terranno a Lecce, scelta – nel 2018 – dai delegati Congressuali riunitisi per il Congresso a Catania. Il 35° Congresso Nazionale della Avvocatura non si è tenuto a Lecce nel 2021, in quanto si era nel bel mezzo della nota crisi pandemica da Covid 19. Il CNF ed il Comitato Organizzatore del Congresso poi decidono i temi congressuali sui quali – presentate le mozioni dai Delegati e valutate, le stesse, dall’Ufficio di Presidenza del Congresso – dovranno decidere i Delegati predetti.

D: Insomma, chi sceglie i temi congressuali e soprattutto in base a quali criteri?

R: Come ho detto, è il CNF, con il Comitato Organizzatore del Congresso, ad individuare i temi di discussione, in sede Congressuali, riservando poi all’Ufficio di Presidenza del Congresso, preliminarmente, la potestà di vita e di morte sulle mozioni stesse. A chi abbia interesse viene assegnato un termine di 30 giorni prima dell’apertura del Congresso, per la presentazione delle mozioni. Scaduto il termine citato, l’Ufficio organizzatore verifica la attinenza delle mozioni ai temi congressuali e, operata eventualmente una scrematura, le mozioni ritenute ammissibili vengono inserite sul sito del Congresso per essere votate dai soli Delegati congressuali. Le mozioni che avranno raggiunto le 30 firme necessarie per essere portate in sede di assise congressuale, potranno essere lì discusse.

D: Grazie Zanni, approfitto ancora della Sua pazienza per farle una ultima domanda. Pare ormai evidente uno scollamento tra la base dell’Avvocatura ed i vertici, distacco ancora più evidente ove indagassimo le percentuali dei votanti. Alla luce di questa condizione a Suo pensiero ha senso un Congresso dove i soliti pochi sono chiamati a scegliere la politica forense?

R: Credo che ogni momento di confronto sia necessario ed opportuno, ragione per cui dico che il Congresso non è solo un momento in cui ci si piange addosso e si parla nel nulla. Piuttosto, se proprio devo essere sincero, non condivido le affermazioni di chi, criticando l’operato di quelli che pensano e dicono qualcosa, nulla fanno per cambiare le cose. Democrazia è confronto ed i numeri, piaccia o no, valgono: in democrazia vince chi ha numeri. Piuttosto, la mia critica riguarda proprio la funzione dell’OCF (ma lo dico da prima del Congresso di Rimini): il Congresso (organo politico) ed i Delegati (che sono parte dell’ingranaggio politico) non devono andare al traino degli Ordini che, violando lo spirito per cui sono nati, inspiegabilmente vogliono fare politica. E poi ci lamentiamo che qualcuno sfrutta, per meri vantaggi personali e familiari, l’essere parte – allo stesso tempo – degli Ordini e dell’OCF.

D: Grazie per la pazienza e buon Congresso.

R: Grazie

Michele Rubino

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