Secondo giorno di lavori del XXXV Congresso Nazionale Forense in programma a Lecce fino a domani (presso il Grand Hotel Tiziano). Oggi è proseguito il dibattito sui temi della massima Assise Nazionale dell’Avvocatura, con gli interventi delle delegate e dei delegati e dei congressisti.
Nel pomeriggio alle 15.00, Focus: ‘Per una detenzione più umana: dalla pena alla rieducazione, dalla risocializzazione al lavoro’. Modera: Giovanni Negri giornalista de ‘Il Sole 24 Ore’. Partecipano: Emilia Rossi, componente del Collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale; Maria Brucale, Avvocato del Libero Foro; Giovanna Ollà, Vicepresidente della Scuola Superiore dell’Avvocatura; Vinicio Nardo, componente dell’Ufficio di Coordinamento dell’Organismo Congressuale Forense; Giulia Merlo, giornalista di ‘Domani’.
Domani la mattinata sarà dedicata all’approvazione delle mozioni congressuali e alla proclamazione della nuova assemblea dei componenti dell’Organismo Congressuale Forense (OCF).
A margine degli interventi, stamattina, Maria Masi, presidente del Consiglio Nazionale Forense e Sergio Paparo, coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, hanno ripreso alcuni temi della Tavola Rotonda di ieri: ‘Un nuovo ordinamento per un’Avvocatura, protagonista della tutela dei diritti nel tempo dei cambiamenti globali’, moderata da Davide Varì, direttore de Il Dubbio (con Nicolino Zaffina, componente del Consiglio di Amministrazione di Cassa Forense; Francesco Paolo Perchinunno, presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati; Giuseppe Catalano, presidente dell’Associazione Italiana Giuristi di Impresa; Giovanni Lega, presidente dell’Associazione Studi Legali Associati).
«Nell’ottica di un profondo rinnovamento della nostra categoria, con lo sguardo alle giovani e prossime generazioni di avvocate e avvocati, è imperativo partire da una seria e completa riforma dell’accesso alla professione – ha detto la presidente Masi – perché il nostro obiettivo deve essere quello di formare l’avvocato del futuro dal punto di vista delle conoscenze e delle competenze non trascurando il ruolo e le funzioni sociali della professione forense. Una rivoluzione culturale che, necessariamente, non può non prendere l’avvio dalla Università in un percorso di studi e di formazione fondato sulla qualità e non sui numeri. Formare un avvocato e un giurista deve tenere conto anche delle sensibilità culturali e delle opportunità necessarie per andare oltre il sistema attuale, che pur amiamo, ma che non può e non deve escludere altro».
Sempre in tema formazione, Paparo ha aggiunto: «Bisogna sconfiggere la resistenza delle Università rispetto al cambiamento, per esempio i Consigli dell’Ordine devono entrare nel comitato di indirizzo delle scuole di giurisprudenza. Anche così daremo gambe alla trasformazione della professione». Quindi ha fatto riferimento alla necessità di modernizzare la legge professionale che «identifica l’avvocato solo come avvocato difensore, mentre dà pochissimo spazio al ruolo che svolge al di fuori del processo. Come può essere compatibile con un sistema che ci sta giustamente spingendo verso la ricerca di soluzioni alternative al giudizio? Oggi è un terreno inevitabile: costruire una giustizia complementare alla giurisdizione, nella quale è centrale la funzione sussidiaria degli Ordini e degli avvocati». Infine, rispetto al rapporto con il futuro Parlamento e Governo. «Non possiamo presentare alla politica proposte confuse, dobbiamo avere il tempo di meditare, di scegliere, di fare una sintesi che sia una forte espressione del Congresso e dell’Avvocatura».