Rappresentanza e rappresentatività

Nelle istituzioni sentiamo spesso utilizzare i termini rappresentanza e rappresentatività che, per quanto aventi la stessa radice, sul piano pratico si differenziano e non di poco.

I significati, presi dal dizionario Treccani, indicano con il termine rappresentanza “il fatto di rappresentare una o più altre persone, oppure gruppi, enti e organi, istituzioni e società, ossia di intervenire in vece loro e a nome loro e di assolverne le funzioni, o di agire per conto loro”.

Con il termine invece rappresentatività intendiamo “l’attitudine a simboleggiare o rappresentare un’istituzione, un gruppo, avere cioè potere e facoltà di rappresentanza.

Sul piano strettamente pratico ed istituzionale, che è quello che a chi scrive in questa sede interessa, dunque, la rappresentanza deriva dal fatto di essere stati scelti / votati per rappresentare un gruppo e per portare avanti le loro istanze e, quindi, di assolvere a delle funzioni istituzionali in favore degli stessi.

All’eletto, pertanto, non basta essere stato scelto, ovvero godere di quel potere di rappresentanza rinveniente dai voti espressi in suo favore, ma occorre, altresì, per ben svolgere il ruolo a cui si è stati chiamati, mettere in campo la c.d. rappresentatività, ovvero quella capacità / attitudine di saper e voler rappresentare un gruppo e di saper e voler svolgere quella funzione rappresentativa ricevuta con l’elezione e che si esplica anche nella partecipazione attiva ad eventi, riunioni e momenti di confronto.

Ed invece questa attitudine a saper e a voler rappresentare un gruppo, in certi casi, sembra non appartenere a molti ovvero appartenere sempre agli stessi (pochi) oppure sembra essere a corrente alternata.

Si assiste, infatti e a più livelli, ad un fenomeno ormai sempre più diffuso in cui, alcuni, pur godendo della rappresentanza di un gruppo, mancano di rappresentatività, in quanto si dimenticano di dover essere rappresentativi almeno in certi momenti ed in certi contesti.

Sarebbe bello se ad un evento organizzato da un gruppo vi fosse la maggior parte dei componenti di quel gruppo, perché per quanto “impegnati” o presi da altre faccende certamente importanti, la rappresentatività è un modo anche per dire grazie del potere di rappresentanza ricevuto e per manifestare il piacere oltre che l’onore di rappresentare quel gruppo, in modo da dare forza e concretezza a ciò che si fa e al ruolo che si è chiamati a svolgere.

Tuttavia le cose non vanno sempre così, perché spesso, a rappresentare un gruppo e, quindi, a manifestare il concetto di rappresentatività sono sempre le stesse persone, ovvero un numero molto ristretto per non dire risicato di appartenenti a quel gruppo, i quali – anche a costo di apparire onnipresenti – ci sono e rappresentano la categoria nel bene e nel male.

Chi scrive, cerca di coniugare il lavoro, gli impegni fuori dal lavoro oltre che gli impegni istituzionali, perché anche questi ultimi sono una parte importante nel proprio percorso umano e professionale.

Ed infatti si ritiene che la rappresentatività non possa e non debba essere a corrente alternata e non debba certamente dipendere dal riscontro mediatico che ne potrebbe derivare dall’esserci o dal non esserci e, quindi, dall’apparire.

Chi scrive, cerca sempre di essere rappresentativa ovvero presente non solo fisicamente, ma anche sul piano personale e morale verso coloro che rappresenta, poiché si ritiene che la forza di un gruppo derivi anche dal numero di coloro che – coesi pur al di là delle differenze di vedute – svolgono il proprio ruolo in modo professionale e con impegno, al fine di dare un senso alla propria funzione.

Se qualche volta chi scrive non è apparsa a qualche evento (non è mai accaduto e si sfida chiunque a dire il contrario) o non è apparsa in qualche foto o su qualche post che, in certi casi, è stato anche magari un bene, è perché vi è stato un “vizio” di comunicazione che, guarda caso, in certe occasioni ha riguardato chi appartiene ad un gruppo politico istituzionale diverso da quello di maggioranza e, quindi, la figura che ne è derivata, non è stata certo delle migliori.

Noi ci siamo!

Eugenia Acquafredda

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