Il 7/11/2022 presso la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari si è svolto il terzo incontro di un ciclo di eventi organizzato dalla Associazione “La Forza delle Donne” insieme a “Futuro@Forense” dal titolo “Violenza Psicologica sul Web”.
L’evento ha visto la partecipazione non solo dei rappresentanti delle istituzioni forensi, ma anche di personalità appartenenti alle istituzioni politiche.
Ed infatti, dopo i saluti istituzionali riservati alla Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari avvocata Serena Triggiani e ai saluti da parte della componente dell’area Legale della Forza delle Donne, nonché Coordinatrice della Commissione eventi di Futuro@Forense avv. Maria Antonietta Labianca, si è entrati nel vivo delle relazioni e del dibattito con gli ospiti.
Il ruolo di moderatrice è stato affidato alla scrivente, la quale – unitamente alla Presidente della associazione La Forza delle Donne avv. Krizia Colaianni – ha dato la parola alla Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Bari dott.ssa Silvia Russo Frattasi, la quale si è soffermata sul ruolo delle istituzioni e sulla necessità che le stesse siano sempre presenti sul territorio, ma senza pensare di poter o di dover attuare una politica di tipo militarista e repressiva, bensì una politica volta a sviluppare una cultura della prevenzione e del rispetto attraverso anche percorsi di formazione e lo sviluppo di una rete sul territorio fatta anche di protocolli.
La cultura della prevenzione e del rispetto, quindi, dovrebbero svilupparsi già all’interno del nucleo familiare oltre che nelle scuole e, pertanto, ci si è soffermati sulla importanza di fare formazione nelle scuole, una formazione non solo rivolta agli studenti, ma anche e soprattutto ai genitori, i quali molto spesso, presi da altre dinamiche, non riescono a riconoscere quei segnali relativi a forme di violenza consumate sui propri figli o agite da parte degli stessi figli.
Da un punto di vista tecnico giuridico è emerso, anche grazie all’intervento del prof. avv. Antonio Maria La Scala, come la violenza psicologica sia molto più subdola e più difficile da far entrare nelle aule di un tribunale, dato che i social incrementano la diffusione di video e foto che ingenerano nella vittima un maggiore senso di vergogna e un maggior senso di paura e che portano la vittima stessa a continuare a subire maltrattamenti e violenze psicologiche.
Nella percezione delle vittime, infatti, la violenza psicologia appare molto più feroce di quella fisica agita magari attraverso uno schiaffo, in quanto la violenza psicologica si manifesta attraverso umiliazioni continue e ripetute nel tempo da parte del soggetto agente che fanno sentire la vittima sempre più inadeguata e sempre più isolata.
L’avv. La Scala, attraverso la propria esperienza, si è soffermato sul tentativo da parte degli stessi operatori – in certe occasioni – di dissuadere le vittime di violenza dallo sporgere querela o perché – dicono – non sono in possesso di un certificato medico attestante le lesioni fisiche o psicologiche, o perché si fa credere loro che, ove non si dovesse giungere ad una condanna dell’autore del reato, potrebbero rischiare di essere perseguite per calunnia, o perché le vittime non appaiono abbastanza credibili.
Il reato di cyber bullismo è stato introdotto mediante la Legge del 29/05/2017 n. 71 rubricata “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo”, la quale all’art. 1 comma 2 definisce il cyber bullismo mediante una elencazione di tutta una serie di “atti” che altro non sono che, a loro volta, già delle fattispecie giuridiche penalmente rilevanti le quali, per realizzarsi e configurarsi, necessitano obbligatoriamente di un canale che è la rete internet.
Certamente alcuni reati (vedi il revenge porn) hanno necessitato dell’intervento del legislatore mediante la emanazione di norme ad hoc, tuttavia in certi casi – secondo l’opinione dell’avv. La Scala – gli strumenti a disposizione degli operatori del diritto erano già presenti all’interno del codice penale – si vedano per esempio i reati di minaccia o di atti persecutori (artt. 612 e 612 bis c.p.) – per i quali magari sarebbe bastato introdurre un comma specifico che prevedesse l’aggravante della consumazione mediante la rete.
Il bullismo, infatti, altro non è che porre in essere atti di violenza e di minaccia in danno di un soggetto, il quale a seguito di tali condotte, subisce un cambiamento del proprio stile di vita, comincia ad isolarsi, a non voler più uscire, a non voler più andare a scuola e a sentirsi in colpa perché “manipolato”.
Di qui l’importanza del ruolo dei genitori, i quali dovranno essere “attenti” nel saper riconoscere in certi atteggiamenti i sintomi di una violenza subita e, dunque, a non sottovalutarli.
Dopo l’intervento dell’avv. La Scala ci si è soffermati sul ruolo dei mass – media, i quali molto spesso contribuiscono a creare intorno alla vittima maggiore senso di smarrimento, perché è molto importante come la “notizia” venga data e venga diffusa durante i TG. o sulle radio o sui quotidiani.
Questa riflessione è stata affidata alla dott.ssa Anna Maria Leccese, giornalista, ricercatrice e speaker radiofonica, la quale si è molto soffermata sull’uso improprio del linguaggio (specie in rete ed attraverso i social) oramai sempre più ispirato alla cultura della violenza, dell’offesa, della denigrazione del prossimo spesso per motivi legati al sesso, alla propria sfera religiosa o al proprio modo di comportarsi diverso da quello del “branco”.
Il linguaggio, infatti, si fa sempre più offensivo e violento sul web perché utilizzato dietro una tastiera, magari nascondendosi dietro un nick name che non permette al soggetto agente di palesarsi e permette allo stesso di sentirsi più forte in quanto coperto da un velo di impunità garantito proprio dall’anonimato.
Le relazioni finali sono state affidate a due avvocati soci dell’area legale della Associazione La Forza delle Donne avv.ti Dora Ronzino e Danilo Argeri, i quali hanno condiviso la loro esperienza portata nelle scuole (specie quelle di periferia), nel tentativo di fare formazione e informazione intorno a questi fenomeni non solo agli studenti, ma anche agli insegnanti e soprattutto ai genitori.
Il dibattito è proseguito attraverso le domande poste ai relatori da parte degli ospiti ed, in particolare, l’intervento del Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bari, nonché Presidente di Futuro@Forense avv. Nicola Zanni (definitosi uomo della strada) è stato focalizzato sulla necessità da parte di tutti (mass media, scuole, genitori, operatori del diritto) di assumersi ciascuno la propria dose di responsabilità e il proprio impegno per lo sviluppo di una vera e propria cultura della prevenzione verso tali fenomeni.
Il prossimo incontro (il quarto di questo ciclo di eventi) si terrà il 28/11/2022 sempre alle ore 15.00 presso la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari dal titolo: “il ruolo della donna nelle associazioni criminali” già in fase di accreditamento presso il COA.
Vi aspettiamo.
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda