Il 31 Dicembre di ogni anno si spera che l’anno che verrà, sarà migliore di quello precedente. E’ una speranza, vero; ed è una sorta di riflesso condizionato, quello di dire – nel mentre ci si augura Buon Anno – “speriamo che il nuovo anno sia migliore”.
Il 2022, tra guerre, rincari, inflazione che è tornata a due cifre, dopo oltre 35 anni (erano gli anni del pentapartito, di Craxi e della Milano da bere e Tangentopoli era ancora tutta da scoperchiare), incertezze e paure (più che reali) ha fatto – paradossalmente – tornare in auge un sentimento: il terrore verso il futuro che (già misterioso di suo) sta diventando un qualcosa di imperscrutabile. E la paura, si sa, al pari della fretta, non è buona consigliera.
Ci si attacca, quindi, alla speranza: speranza che arrivi dal nulla un Messia il quale ci indichi la strada maestra; speranza che la fatina buona (o un mago) dia un colpo di bacchetta magica per trasformare tutte le paure in certezze positive e tutto ciò che luccica, in oro; che, finalmente, tutti trovino (o ritrovino) quella stabilità economica ed interna che, mai come adesso, non si ha. Oddio: ci siamo sempre detti, in passato, che non stavamo bene e che aspiravamo a qualcosa di meglio. Era un mantra che, ogni fine d’anno, ripetevamo come una cantilena o, meglio, come un disco rotto. Oggi, però, è diverso: anche la minima certezza è caduta e ci si augura solo di sopravvivere. L’ottimismo è il sale della vita e sperare non costa nulla certo …
Il marasma post Covid (anche se il Covid non è ancora stato debellato del tutto) si sta notando in tutto il suo splendore. Ed anche la Avvocatura ne sta patendo gli effetti.
I numeri ci dicono che – nel 2022 – gli iscritti agli Albi sono diminuiti, anche se il rapporto Censis 2022 (commissionato da Cassa Forense) – ad Aprile scorso – portava alla speranza. Ma l’inflazione non era all’11% ed i tassi dei mutui non stavano ancora aumentando; e tanto altro ancora. L’uomo, come tutti gli esseri viventi, in teoria sa adattarsi al mondo circostante per sopravvivere, anche nelle avversità. Almeno così si dice. Ma – in questi ultimi tre anni – siamo stati messi, tutti, veramente alla prova ed anche la minima programmazione a breve termine in evidenza è saltata.
Nei prossimi giorni, i vari Fori italiani saranno impegnati nel rinnovo delle proprie rappresentanze territoriali (i Consigli dell’Ordine) e la speranza, per qualcuno, è che ci sia un netto ricambio partendo proprio dalle Istituzioni territoriali.
Il Foro di Bari andrà a votare dal 17 al 20 Gennaio 2023, sia per il Consiglio dell’Ordine che per il Comitato Pari Opportunità. Un primo cambio, netto, sarebbe un ottimo segnale per tutta la Avvocatura barese, dopo il commissariamento seguente la declaratoria di nullità delle elezioni del 2015, l’insediamento del Commissario Straordinario Avv. Antonio Giorgino, la sentenza n. 12 del 2022 del CNF dichiarativa della ineleggibilità dell’Avv. Stefanì (nominato a furor di popolo consigliere dell’Ordine e Presidente), la transazione con il Commissario Giorgino circa il compenso maturato e le spese (riconosciute e deliberate dal COA, nonostante la responsabilità, quanto meno, politica era da farsi risalire in capo a ben determinati soggetti i quali, nel 2014, pur essendo stato proposto idoneo ricorso per la declaratoria di nullità del regolamento elettorale, preferì giocare con il destino, con il risultato che tutti conosciamo).
Oggi la incrostazione di certuni sulla poltrona si attua mediante la proposta di perpetuazione per interposta persona, vale a dire “va uno di fiducia al posto mio; tanto ci sono sempre io”. In questi tempi si è sentito parlare (incredibile dictu!) di presidenza bicefala. Nonostante le smentite vibranti degli interessati, il concetto si può così riassumere: la presidenza del COA sarebbe affidata nominalmente ad un Presidente (ma, di fatto, sarebbe gestita o cogestita da una diarchia o in coabitazione con una sorta di tutore del Presidente eletto). Salvo poi vedere chi sarebbe il tutore bicefalo …
Ed allora, la speranza è che il 2022 si chiuda, e che il 2023 sia veramente un anno nuovo. Almeno il ricambio non potrà che essere di buon auspicio per la prosecuzione dell’anno.
Buon 2023 a tutti.
Nicola Zanni
Direttore Editoriale di Futuro@Forense