Dopo l’avvocato scemo che il Comune di Bari avrebbe dovuto officiare, per la sua tutela in giudizio per la questione “Casa prestanza”, notizie circa la “scarsa considerazione” nei confronti degli iscritti all’Albo degli Avvocati, da parte del Sindaco di Bari, si sono diffuse, nella giornata del 18 Aprile scorso, grazie ad un articolo de Il Giornale.
Nello specifico, un Parlamentare della Lega ed Avvocato penalista (fra i più quotati) del Foro, Davide Bellomo, ha chiesto lumi al primo cittadino barese circa una sua “richiesta” di disapplicare la norma (da qualche giorno approvata) sull’equo compenso, rivolta ai colleghi che – partecipando ai bandi del Comune per il conferimento di incarichi legali – fossero poi officiati dall’Ente.
La risposta del sindaco di Bari immaginiamo sia arrivata in maniera alquanto riservata tant’è che, nonostante le nostre ricerche, in rete non ve n’è traccia. Di tanto siamo persuasi per la replica del parlamentare riportata da Agenparl in questi termini: “Il sindaco di Bari, evidentemente punto sul vivo, conferma quanto da me dichiarato e, se possibile, aggrava la sua posizione. Nessuno ha mai affermato che violasse una legge vigente, ma che, essendo perfettamente a conoscenza di quanto stava per accadere dal punto di vista normativo, chiedeva ugualmente di specificare nel preventivo di parcella del professionista la rinuncia all’equo compenso, qualora si fosse verificata, come era prevedibile, l’approvazione di una legge da parte del Parlamento. Decaro dice dunque una grossa sciocchezza, condendola di accuse francamente risibili. Lasci perdere la Costituzione e ammetta una volta tanto che difende gli interessi dei lavoratori forti e non di quelli deboli. Anche esortandoli ad aggirare una legge dello Stato, nel timore certo che fosse approvata”.
A questo punto una cosa vorremmo dire al Signor Sindaco di Bari: si legga l’art. 13 bis, Legge 247/12 e comprenda come la sua “richiesta” sia inutile. Anche se la stessa continua ad evidenziare una certa avversione nei confronti della Avvocatura.
Poi dopo, vergognandosi, chieda scusa.
Nicola Zanni
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