… e, come in tutte le cose, arriva il “giorno del giudizio”; in quel giorno il re è nudo e si vede nitidamente ogni cosa.
Oggi è toccato a chi, in maniera (colpevolmente?) superficiale, in passato non ha voluto mettere in pratica una regola semplice, anche se non piacerà: se facciamo parte di una “comunità”, questo ha un costo. Che, nel caso di specie, si chiama “tassa di conservazione all’albo”.
Quando, in passato, qualcuno metteva in guardia sulla gestione “allegra” dei soldi dei consociati, questi veniva subito zittito con “questo consiglio non vessa i colleghi”. Con l’aumento della morosità totale, a fronte di un calo del numero di iscritti e di un aumento (non si sa fino a che punto, inaspettato) delle spese correnti.
Morale: dopo anni di “questo consiglio non vessa i colleghi” (forse perché votavano), oggi abbiamo avuto la conferma che, talvolta, bisogna fare la faccia truce per far quadrare i conti. Ricordandosi che i Consigli dell’Ordine sono “enti pubblici non economici” e che non ci si può permettere la gestione “allegra” della comunità.
È brutto dire “io ve lo avevo detto”, dopo che per anni Cassandra – tra una risatina di scherno ed una gomitata al vicino di sedia – è stata additata a “scema del villaggio”.
La situazione è grave, ma non disperata, si dice. Per intanto, ci sono alte probabilità che la tassa di conservazione all’Albo venga aumentata. E non ci si deve nascondere dietro al paravento dei “periodi storici inaspettati”. Le “omissioni” hanno un nome ed un cognome. E non sono i miei.
Nicola Zanni*
*ex Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bari
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