Sull’edizione online del periodico Futuro@Forense è apparso un articolo, a firma di Lucignolo, dal titolo “Consigliere, Delegato Distrettuale, Amministratore di condominio e chi più ne ha, più ne metta” in cui il ragazzo svogliato, destinato a diventare un somaro, affronta un paio di argomenti di stretta attualità sui quali è necessario porsi delle domande.
Gli argomenti sono: la brutta abitudine dei politici odierni di accumulare cariche, sul presupposto di essere indispensabili, per i comuni mortali, e il pessimo vizio di saltare da una parte all’altra, alla faccia sempre dei comuni mortali e di una virtù che, oggi, sembra essere desueta: la coerenza. Entrambi i concetti (voglia di accumulare incarichi e voglia di saltare la staccionata, dimenticandosi la propria provenienza) fanno sorgere spontanea una domanda: la propria incoerenza e la propria presunzione sono virtù?
Il sostantivo “virtù”, derivato dal termine latino “virtus”, è un termine positivo, implicante proprio un esempio da seguire. Il virtuoso è colui il quale lancia un messaggio positivo a chi gli sta intorno.
Dunque, a questo punto, ci si chiede: può, una persona nata politicamente da una parte e finita a bazzicare (sempre politicamente) con gli avversari un tempo criticati ferocemente, costituire un esempio virtuoso? Può, questa persona, rappresentare un esempio virtuoso per il solo fatto di ricoprire (nello stesso tempo) vari incarichi, evidentemente mosso dalla smania di dire “io sono consigliere, delegato distrettuale, amministratore di condominio, ecc”? Può, in soldoni, costui ritenersi “moralmente opportuno”?
La politica dei nostri giorni è piena di questi “inopportuni virtuosismi”, il che fa sorgere spontanea un’altra domanda: dove si arriverà?
Però poi si rischia di mandare in fumo il cervello …
Nicola Zanni*
*Direttore Editoriale di Futuro@Forense
Visite
- 1.271.563