Da qualche tempo, per fortuna si sta assistendo ad una sorta di cambio di marcia, nel rapporto tra Avvocatura e Politica e tra Avvocatura e Cittadini. Se fino a qualche tempo fa (parliamo di 11 anni fa) era quasi pericoloso avventurarsi nel periglioso mare magno dei rapporti con la Politica (era ritenuto quasi immorale parlare di determinati argomenti, tipo l’Edilizia Giudiziaria, perché si aveva paura di urtare la suscettibilità di qualche politico amico, oltre ad aver paura di ammettere che qualche interesse personale c’era e prevaleva sull’interesse generale), oggi si è assistito ad una sorta di rivoluzione copernicana, sul punto.
La Avvocatura, intesa quale corpo intermedio della quotidianità, non è più vista come un corpo estraneo rispetto alla Politica, anche perché di Avvocati che sono anche politici, ve ne sono e a tutti i livelli. La Politica in senso lato ha bisogno della Avvocatura perché, in fondo, la Avvocatura tocca con mano la voglia di Giustizia dei cittadini e – formalmente, bisogna ammetterlo – è quella che scrive le norme. Se, ad esempio, leggiamo la Riforma Cartabia, ci potremmo rendere conto di quali e quanti controsensi contiene e la risposta è semplice: chi la ha pensata e la ha scritta, non è Avvocato. Una riforma per i Magistrati, scritta per i Magistrati e che non prevede conseguenze pratiche per i Magistrati che non rispettano le norme processuali (mentre le conseguenze per gli Avvocati ci sono e sono tremende).
La Avvocatura però, uscendo dal guscio dei Palazzi di Giustizia e aprendosi fattivamente verso l’esterno, sta dimostrando di non parlarsi addosso, ma di volere un dialogo con la c. d. società civile, composta dalla più variegata umanità che ha problemi della più disparata natura e che meritano adeguati e doverosi ascolto, assistenza e soluzione. Certo, la Avvocatura non ha la bacchetta magica e il doversi districare nel ginepraio di norme e tempi burocratici – da un punto di vista temporale – non gioca a favore della pronta risoluzione delle svariate problematiche cui i Cittadini devono quotidianamente far fronte.
La sfida è appena iniziata e sappiamo che è molto difficile: scardinare il sistema fatto di diffidenza nei nostri confronti è la prima meta che Futuro@Forense si è prefisso di raggiungere e le iniziative messe in campo finora lo stanno ampiamente dimostrando: la Avvocatura interlocutore della Politica e dei Cittadini che non sono soggetti passivi destinati a subire le decisioni della Politica; la Avvocatura protagonista della vita politica e sociale di questo Paese, corpo sociale intermedio che ha autorevolezza e credibilità.
Futuro@Forense ci crede e continuerà nella sua opera di sensibilizzazione della Politica e della Società Civile, come ha dimostrato sin dalla sua costituzione.
Noi ci siamo!
Nicola Zanni*
* Socio Fondatore e già Presidente di Futuro@Forense