“Il tempo è galantuomo” (cit.)
“Similes cum similibus congregantur” (cit)
I detti popolari, si sa, partendo da esperienze di vita, sono estremamente efficaci, nel loro potere di rappresentazione della realtà. E – mai come in questi giorni – i due detti menzionati nell’incipit di questo pezzo, sono rappresentativi di una verità assoluta: solo il tempo svela la verità delle cose, evidenziando come i simili non possano avere a che fare con persone diverse da loro.
Se questi due detti popolari sono validi nella vita quotidiana, a maggior ragione devono ritenersi veritieri in politica, dove – parafrasando il pensiero di Aldo Moro – le parallele possono convergere. Certo, ma perché convergono? Fino alla caduta del Muro di Berlino (1989), esistevano due modi di intendere la Politica, legati ad una Idea manichea: o di qua o di là del Muro. E chi voleva vedere una terza via, veniva tacciato nei peggiori dei modi. Tuttavia, dopo la caduta del Muro, venuto meno il collante ideologico e salito in cattedra il principio individualistico della Politica, si è assistito alla c. d. corsa alla poltrona, allorquando ci si è mossi più per spirito individualistico che per spirito collettivo. Che sta per me? È la domanda che ci si pone, in questi momenti. E tutti sono d’accordo nel criticare questo stato di cose; salvo poi adagiarsi sulla situazione del momento, cercando di trovare una utilità personale e dimenticarsi dell’interesse collettivo di cui ci si è riempiti la bocca, fino a due secondi prima.
Ed ecco che, in questi casi, similes cum similibus congregantur, i simili si riuniscono con i simili e li appoggiano, acclamandoli o, semplicemente, annuendo alle iniziative di questi. E si capisce il motivo per cui iniziative precedentemente adottate da altri (cui alcuni similes avevano fintamente plaudito) sono state da questi similes boicottate e fatte fallire.
La politica delle convergenze parallele è semplicemente un’utopia visto che le differenze ontologiche ci sono e ci saranno sempre. Il discrimen era, è e resterà sempre la provenienza politica; il “a chi appartieni?” costituisce una barriera penetrabile – secondo alcuni, opportunisti per natura o per necessità – solo con l’azzerbinamento nei confronti di chi può (in teoria o in pratica) garantire un minimo di vantaggio, sia pure a livello di immagine. E, mai come in questo caso, il tempo è galantuomo.
E le Idee? Che fine fanno? Belle domande cui non si vuole dare una risposta. Le Idee – nella vulgata comune – non esistono più. Ma c’è qualcuno che ci crede ancora. E non è un Don Chisciotte o una Santa Giovanna d’Arco. Forse sarà l’ultimo dei mohicani o il soldato giapponese che, nelle Filippine, non sapendo che la guerra era finita da trent’anni, lottava contro gli americani; ma esiste. Lo sacrificheranno, forse, sull’ara dell’opportunismo e della nuova politica.
Ma il tempo è galantuomo e la domanda da porsi è: tu con chi stai? E poi ci si regoli di conseguenza.
Nicola Zanni