Non gioco più, me vado; non gioco poi davvero…

“Non gioco più, me vado; non gioco poi davvero” (Mina)

Il 25 Gennaio 2025, presso l’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Piazza de Nicola, si è assistito allo spettacolo (!) che vede contrapposti Potere Giudiziaio, Potere Legislativo e Potere di Governo: i primi schierati pervicacemente contro gli altri due. Motivo del contendere la riforma per cui le carriere dei magistrati inquirenti e quella dei Giudicanti vengono separate.
I magistrati hanno deciso – a livello di distretto di Corti di Appello – di uscire dall’Aula Magna, non appena il vice Ministro ha preso la parole, intendendo, questi, protestare (teoricamente) contro una riforma che violerebbe i principi della Costituzione. In pratica, un potere dello Stato (il potere Giudiziario) protesta contro il potere Esecutivo (Governo) e il potere Legislativo, evidentemente volendo mettere in discussione gli altri due poteri.
È evidente che, alla base, vi siano dei meri interessi corporativi. Ma una parte della politica (quella sconfitta dalle urne e che, oggi, è all’opposizione), per il tramite della Magistratura, plaude alla protesta, sperando di (continuare ad) ingraziarsi l’area estremista di questa.
Chi si ricorda Mani Pulite, Occhetto, la gioiosa macchina da guerra messa su nel ’94, dopo che la magistratura (e non le urne) non avevano consentito al Pds di arrivare al potere? E D’Ambrosio senatore del Pd? E Di Pietro ministro di un governo di centrosinistra?
Ammantare di “buoni principi” interessi di corpo, soprattutto se si fa parte di un potere dello Stato, cercando (larvatamente o in maniera lampante) l’appoggio di una parte politica o dell’altra, non fa di certo gli interessi dei cittadini. I quali hanno bisogno anche di sicurezze e di certezze sulla Giustizia e sulla tutela dei propri diritti.
E la “protesta”, forse, conferma più di qualche dubbio…
Nicola Zanni

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