Diritto di Tribuna: cosa teme la Magistratura?

Una nuova tegola è caduta sul mondo dell’Avvocatura Barese: è notizia recente la soppressione del diritto di tribuna, deliberata dal Consiglio Giudiziario del Distretto di Bari, l’organo territoriale del Consiglio Superiore della Magistratura impegnato nella gestione organizzativa della Giurisdizione della Corte d’Appello di Bari.

Il Consiglio giudiziario è una sorta di piccolo Csm a livello distrettuale di cui fanno parte magistrati togati (alcuni di diritto, altri eletti) e componenti laici (tre avvocati e un docente universitario), i quali hanno la possibilità di prendere parte – senza votare – alle sedute in cui si effettuano valutazioni professionali o disciplinari sui magistrati.Tale diritto era stato sancito dal Consiglio giudiziario barese appena un anno fa, in linea con quanto accadeva in altri organismi territoriali del Csm, per cui la decisione, del tutto inaspettata, ha sollevato forti critiche ed aspre obiezioni da parte degli Ordini Forensi di Bari, Trani e Foggia e di diverse Associazioni Forensi, le quali hanno manifestato il proprio dissenso sottoscrivendo, nelle ultime ore, un importante comunicato a firma anche di Futuro@Forense.

La scelta operata dal Consiglio Giudiziario Barese è andata ad incrinare, ancora una volta, i rapporti istituzionali tra la Magistratura e l’Avvocatura, soprattutto in un momento in cui in Parlamento è in discussione un disegno di legge che, oltre a riconoscere sicuramente il ‘diritto di tribuna’ ai componenti laici, potrebbe loro attribuire anche il diritto di voto. E così, mentre nella maggior parte delle Corti d’Appello Italiane (15 su 26) il diritto di tribuna viene esercitato senza alcuna limitazione, ad un anno soltanto dalla sua introduzione nel Consiglio Giudiziario Barese, la sua soppressione sembra aver compromesso quel filo – già tanto sottile –  che lega la Magistratura all’Avvocatura Barese.

A molti è parso che si voglia tenere lontana l’Avvocatura dalla funzione giudiziaria e confinarla in una posizione residuale in merito alle decisioni adottate in seno al Consiglio; così come è parso che la Magistratura tema vengano scoperti i vasi di Pandora su quanto accade all’interno dei consigli giudiziari, non gradendo la partecipazione dell’Avvocatura. Eppure così non dovrebbe essere, dato che è già prevista la sospensione del diritto di tribuna in casi particolari, quando ci sono ad esempio esigenze di privacy o indagini in corso sui magistrati.

Le Associazioni Forensi Baresi, firmatarie del comunicato, ritengono – tra le altre –  “che il sospetto di un uso distorto e strumentale, in ambito professionale, delle eventuali informazioni acquisite nell’esercizio del diritto di tribuna da parte degli Avvocati componenti del Consiglio Giudiziario, appare profondamente irrispettoso della funzione dell’Avvocatura” stante la circostanza che si è voluta garantire  l’esigenza di trasparenza dell’azione pubblica e la tutela della riservatezza su dati sensibili che possono riguardare la salute o la vita privata dei singoli magistrati del distretto, a discapito della funzione pubblica dell’Avvocatura, la quale costituisce un ponte fondamentale, garantito a livello costituzionale, tra la collettività e la Giurisdizione; infatti, gli avvocati costituiscono una parte fondamentale ed un bene prezioso della stessa attraverso il contributo tecnico e di valore che essi forniscono anche all’interno del consiglio giudiziario.

L’Avvocatura funge da rappresentante dei cittadini e, quindi, costituisce una garanzia per la colletività  all’interno degli organi di gestione della Giurisdizione e un controllo sull’operato della Magistratura, proprio perché privi di ogni condizionamento e portatori di interessi generali. Estromettere la voce degli avvocati dal dibattito sulla valutazione della professionalità dei magistrati, all’interno del Consiglio giudiziario, significa volere allontanare la collettività dalla Giurisdizione e rendere l’Avvocatura un soggetto estraneo, quasi un corpo a sé stante, mentre si rende necessario che l’Avvocatura e la Magistratura tornino a dialogare essendo protagonisti fondamentali, inevitabili ed inscindibili della Giurisdizione. Nessuna delle due può chiamarsi fuori dalle responsabilità per la risposta che oggi il sistema giudiziario dà alle attese di giustizia dei cittadini, soprattutto a quelle attese che concretizzano i principi della Costituzione. Ed è per questo motivo che va fronteggiata con decisione quella “sindrome del segreto” che pare aver contagiato una parte della Magistratura.

E noi di Futuro@Forense ci siamo!

Maria Antonietta Labianca

 

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