Nel corso delle ultime settimane ho avuto forte la percezione dell’assoluta indisponibilità in taluni individui di ascoltare, di leggere e magari riflettere (ma qui la cosa si fa complicata) prima di dare fiato o mettere le mani sulla tastiera e ridurre in forma scritta insulsi pensieri.
Qui, in verità, devo dare ragione al mio ottimo amico Lucignolo il quale continua a ragliare nel disperato quanto inutile tentativo di risvegliare le sopite coscienze (la cui presenza andrebbe opportunamente verificata, ma questa è altra storia) di improvvisati Totò cerca casa alla perenne ricerca di un palcoscenico da calcare.
Quello che sfugge al noto Ciuccio – ma non potrebbe essere diversamente posto che egli è un ciuccio – è il valore simbolico ed esoterico del Paese dei Balocchi dove l’ignoranza, la ricerca di una gratificazione effimera e transeunte assieme alla disperata ricerca della soddisfazione degli impulsi più bassi e volgari costituiscono il miglior viatico per una vita in schiavitù.
Il Paese dei Balocchi esiste e di questo ne sono certo, non ha una precisa collocazione geografica e spaziale, è ovunque Tu lo desideri (ma questa è altra storia).
Quello che bisogna sempre tenere a mente è che il Paese dei Balocchi va visitato ma guai a prenderne la residenza.
Fatta questa confusa premessa proviamo a capire se esiste una oggettiva incapacità alla comprensione dell’altrui pensiero determinata dalla ignoranza, oppure l’incapacità è il risultato di un pregiudizio.
A questo punto sarebbe sin troppo facile affermare che l’asino non capirà o, per meglio dire, non può capire (qui però dovete andare a rileggere Le Metamorfosi di Apuleio) almeno sino a quando non avrà completato il suo percorso di crescita.
In verità, anche il pregiudizio è espressione dell’ignoranza della quale si alimenta in una sorta di ciclo vitale antitetico a quello dell’araba fenice, dove la prima (l’ignoranza) simboleggia la bestialità e la seconda il potere della resilienza, della capacità di crescita e di adattamento.
Ignoranza e pregiudizio tuttavia quasi mai sono una condizione definitiva nella quale l’individuo è costretto a vivere, posto che l’opus Magnum ove consapevolmente intrapreso condurrà alla metamorfosi personale e spirituale.
L’interrogativo mio caro Amico è se esiste la voglia, l’impegno ed il desiderio di liberarsi della pelle di asino o è più facile continuare a vivere da ciucci.
insania scire se potest non magis quam caecitas se uidere (Apuleio)
Fidatevi,
Io sono il Grillo