Troppo spesso nel linguaggio comune si usano dei termini che si pensano essere dei sinonimi, ma che, in realtà e specie per chi svolge la funzione di operatore di giustizia, sinonimi non lo sono affatto.
Ci si riferisce alla dualismo Garantismo / Giustizialismo.
Con il termine “garantismo” – secondo il Vocabolario Treccani – si intende “la dottrina (…) in favore del necessario rispetto dei diritti individuali e delle garanzie costituzionali poste a loro tutela contro le interferenze e gli eccessi dei pubblici poteri. Il termine ha anche assunto il significato più ristretto di richiamo a una maggiore osservanza delle garanzie giuridiche nello svolgimento delle indagini e dei processi penali, al fine di tutelare adeguatamente il diritto di difesa e di libertà dell’imputato in ogni stato e grado del procedimento”.
Il Garantismo, pertanto, costituisce un fondamento dello Stato di diritto specie se riferito alla presunzione di non colpevolezza sino alla condanna definitiva (art. 27, comma 2 cost.) o all’esercizio del diritto di difesa in ogni stato e grado del procedimento giudiziario (art. 24, comma 2 cost.).
Il termine giustizialismo è stato adottato nel linguaggio giornalistico per definire l’atteggiamento di chi, per convinzione personale o come interprete della pubblica opinione, proclama la necessità che venga fatta severa giustizia (magari rapida e sommaria) a carico di chi si è reso colpevole di determinati reati, in opposizione ai cosiddetti garantisti”.
I termini, pertanto, non solo non sono sinonimi, ma in realtà si pongono in antitesi l’uno con l’altro, in quanto il concetto di giustizialismo è legato ad un’idea di giustizia in cui, in sostanza, il fine giustifica i mezzi usati.
A parere di chi scrive, dunque, il “giustizialismo” è una forma di “populismo” in cui chi lo proclama, pur di ottenere consensi, applausi e likes, dimentica – a volte volutamente – quelli che sono i cardini del giusto processo ed i principi – appunto – che ruotano intorno al garantismo.
Quando si parla infatti di “giustizialismo” si intende porre in essere un atteggiamento irrispettoso delle garanzie individuali sancite nella Carta Costituzionale, atteggiamento teso piuttosto ad un accertamento della realtà dei fatti oggetto del processo a qualsiasi costo e con qualunque mezzo.
Non solo, chi proclama il giustizialismo a tutti i costi, condannerebbe il soggetto di turno – magari una persona in vista – senza processo e senza appello perché la giustizia va fatta a tutti i costi e va fatta “pulizia”.
Garantismo significa invece rispetto per le garanzie, soprattutto processuali e celebrazione del giusto processo che non è quello che si svolge sui social media o in TV e magari basato su opinioni che di giuridico hanno ben poco.
Questo populismo (inteso come movimento che solleva le masse e che mira a rappresentare il popolo esaltandone non i valori o i desideri, bensì le frustrazioni ed i sentimenti collettivi o popolari) se rivolto verso il diritto penale fornisce l’arma migliore alle sue argomentazioni, perché nel sottolineare, esasperandole, ansie collettive contro i fenomeni dell’immigrazione, della criminalità, della corruzione e così via, il populismo è certamente in grado di sollevare le masse ed attrarre consensi.
Il programma del giustizialismo populista, applicato al diritto penale, è molto semplice: severità ed esemplarità delle pene, ripudio delle garanzie processuali in quanto ostacoli alla celerità del procedimento penale, eliminazione dei benefici previsti dall’ordinamento penitenziario perché contrari al principio della certezza della pena.
In questo “il diritto penale populistico e quello processuale populistico” si attuano attraverso la negazione del diritto e attraverso la centralità della pena: il diritto viene negato nel momento in cui è privato dei suoi coessenziali contenuti garantistici, considerati alla stregua di freni alla rapida ed efficiente amministrazione della giustizia; la pena subisce invece una trasformazione mediante l’assunzione di significati esclusivamente afflittivi ed eliminativi.
La cosa che più stupisce è che, a volte, chi si lascia andare e si lascia prendere da una smania giustizialista e quindi populista è proprio colui che è chiamato a promuovere il giusto processo e a far emergere tutte le teorie che ruotano intorno al garantismo.
Evidentemente la smania di trascinare le folle in “battaglie” meramente mediatiche ed il desiderio di voler apparire santi ed immacolati a tutti i costi e pensare di poter pontificare e fare da moralizzatore delle masse è superiore alla capacità di rispettare le regole del giusto processo.
Diceva il Cristo: “chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei”
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda