… ed oggi viene fuori la notizia che, in Parlamento, 18 fuoriusciti dal fu Movimento 5 Stelle (il cui ex Ministro Bonafede sottoscrisse, nel Luglio 2019, il protocollo con il Comune di Bari per il Parco della Giustizia) hanno contestato la possibilità di edificare quest’ultimo, per problemi di (udite, udite) Piano Regolatore e di norme tecniche di attuazione dello stesso.
Chiariamo un punto: che il caso Edilizia Giudiziaria sia un unicuum, in Italia, è sotto gli occhi di tutti. Così come è sotto gli occhi di tutti il fatto che, da oltre vent’anni, il problema sussista e che, ormai, la situazione (paradossale di suo) oggi stia assumendo le sembianze di una commedia di quest’ordine o di un circo (se si preferisce).
Non si perde l’occasione per fare passerella e dire tutto ed il contrario di tutto, con gli addetti ai lavori (quelli interessati, non le comparsette atteggiantesi a protagonisti) affacciati alla finestra, in attesa di risposte da parte di chi dovrebbe darle.
E la farsa continua …
Noi, dalle pagine del nostro giornale, lo gridiamo da anni, inascoltati ma non certo remissivi a questo stato di cose.
Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
Più che altro, ci chiediamo ogni volta quando si raggiungerà il fondo della voragine. E puntualmente ci ritroviamo a vedere come, ogni volta, si continui a scavare oltre il fondo, senza avere rispetto di una città, di un concetto (la Giustizia) di cui tutti ci riempiamo la bocca, della propria dignità (di politico, di professionista, di uomo).
Ormai è diventata una sfida, la nostra: arrivare alla puntata successiva di una saga che a Beatiful fa un baffo. Con buona pace di chi ci crede ancora.
Ed ora sotto a chi tocca: il palcoscenico è aperto!
Nicola Zanni*
*Presidente di Futuro@Forense e Direttore editoriale di Futuro@Forense