Puntuale come una colica notturna dopo aver mangiato sushi dal più infimo degli all you can eat è arrivato il momento degli auguri del Grillo Parlante.
Sono passati dodici mesi dall’ultimo messaggio di fine anno (non ricordo nemmeno la natura dello sproloquio) e poco è cambiato.
In verità, per dirla alla maniera di quel disadattato di Lucignolo (ve lo raccomando quello) le fila degli asini si sono ingrossate.
Con supremo rammarico, devo osservare che non si tratta di somari i quali, tutto sommato, per la loro naturale capacità di trasportare sul proprio dorso carichi notevoli, costituiscono e rappresentano un elemento di notevole valore per l’organizzazione sociale, ma di veri e propri ciucci.
E’ notorio, il ciuccio mena a calci e morde. Difficilmente è adatto ad essere validamente impiegato come forza lavoro. Mangia, beve, dorme e si riproduce in attesa di essere ridotto in forma di salsiccia e bistecca.
Acclarato (participio passato del verbo acclarare) che le cose poco sono cambiate nel corso di questo 2021 mi tocca ora distogliere l’attenzione dal mondo animale per concentrarmi sugli auguri.
A tal proposito, mi è tornata in mente la figura dell àugure (dal latino augur). Come voi ben sapete (fate sì con la testa) l’ àugure era un sacerdote dell’antica Roma al quale era demandato il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il volo degli uccelli, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del loro volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi che emettevano.
La leggenda narra che questo ordine sacerdotale avesse origini antichissime, risalenti finanche a Romolo (il fratello di Remo – fate sì con la testa –). Oggi i Sacerdoti appartenenti a quell’antichissimo ordine sono scomparsi, sebbene anche all’attualità vi siano personalità particolarmente esperte nello studio degli uccelli e di tanto ne hanno fatto un vero e proprio lavoro. Ma non divaghiamo!
Noi qui abbiamo l’arroganza di parlare di politica forense e di fatti e misfatti che coinvolgono le istituzioni forensi.
Il sistema ordinistico sta per collassare.
Le ragioni di tale condizione sono molteplici, che si vogliano ricercare nella legge professionale del 2012 o nelle mutate condizioni socio economiche, poco conta.
La realtà è che i vertici rappresentati da Ordini Territoriali, Consiglio Nazionale Forense, Cassa Nazionale di Previdenza, Consigli Distrettuali di Disciplina hanno smesso di parlare con la base dell’avvocatura.
Le responsabilità non possono stare solo da una parte; sarebbe da mascalzoni affermare che il fascino della comoda poltrona abbia favorito l’edificazione di un muro che separa gli Avvocati dai loro rappresentanti.
La verità è che gli individualismi – soprattutto nella base – hanno preso il sopravvento rispetto all’antico concetto di ordine (ōrdo ōrdĭnis) scompaginando un impianto stratificato nei secoli.
Siamo davanti ad un bivio, le alternative non possono che essere due. Completare l’opera di demolizione dell’attuale sistema ordinistico (certamente non perfetto) lasciando il campo al libero mercato o, come sarebbe auspicabile, ricostruire quell’ideale catena che lega il singolo alle Istituzioni Forensi e riappropriarsi di quel decoro che la funzione sociale dell’avvocatura ha perso.
A Voi la scelta !
Dimenticavo “Un ottimista sta in piedi fino a mezzanotte per vedere l’Anno Nuovo. Un pessimista sta in piedi fino a mezzanotte per essere sicuro che l’anno vecchio sia passato. (Bill Vaughan)
Fidatevi, Io sono
il Grillo Parlante