“Tutta sfolgorante è la vetrina, piena di balocchi e profumi. Entra con la mamma, la bambina
tra lo sfolgorio di quei lumi”, recita la prima strofa di una canzonetta del 1963, dal titolo “Profumi e balocchi” e cantata dal mitico Claudio Villa.
I toni ed i termini della stessa canzoncina sono tipici di chi ha vissuto gli anni duri dell’anteguerra e della seconda guerra mondiale. I vocaboli ampollosi ed “alti” di chi voleva dare una certa “aulicità” ai messaggi diretti al volgo che, molto spesso, non aveva la fortuna di frequentare la scuola, rappresentano uno spaccato da approfondire e studiare, con gli occhi moderni ed attuali.
Alzi la mano chi, oggi, utilizza il termine “balocchi”…
Ciò che colpisce di questa strofetta, invece, è la sconcertante verità contenuta nella stessa. La mamma entra nel negozio pieno di profumi e trascura la propria bambina, pur di appagare il proprio desiderio di apparire bella, agli occhi propri e a quelli della gente. Si potrebbe dire che la sua visibilità esteriore viene prima del bisogno (materiale e spirituale) della propria figlioletta che, quasi, mendica l’affetto materno.
Potreste dire: e che c’entrano questa considerazione e questa analisi di una canzoncina (che, nel gennaio 2022, può far abbozzare un leggero sorriso sulla bocca di disattenti lettori) con la situazione attuale in cui non si è in grado di “pensare al futuro”?
C’entrano, c’entrano. Il Cnf è diventato arbiter maximus di ogni situazione riguardante l’Avvocatura. E le Sezioni Unite della Cassazione sono pronte a castigare (per fortuna, con la condanna alle spese) quanti fanno finta di non capire.
Il problema è che, caduto un simulacro, ciò che viene dopo, non è meglio del peggio. Si entra nel negozio dei profumi, non conoscendo la realtà di migliaia di persone che devono lavorare tra mille difficoltà, non essendo figli di principi o di imperatori.
E noi, qui, siamo a guardare all’interno del negozio.
Il potere come vetrina. E la bambina, lasciata sola con i suoi balocchi, non può che piangere.
“Ma che colpa abbiamo noi” (The Rokes, 1966).
Tante colpe, in verità! In primis, aver consentito la ascesa di persone che, per fortuna, non hanno problemi con la Cassa (ad esempio) e si permettono il lusso di mettere a tacere chi li contraddice. Nessun nome, per carità. Si rischierebbe la stigmatizzazione. E si sarebbe comunque ingiusti.
Ma un sano esame di coscienza, si!
Ed ora, forza: scagliate la lancia contro il crocifisso!
Nicola Zanni