Il carnevale è una festa mobile (cambia cioè di anno in anno sul calendario) che si celebra nei Paesi di tradizione cristiana.
I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi, tanto che l’elemento distintivo e caratterizzante è proprio l’uso del mascheramento.
Secondo la più accreditata interpretazione, la parola “carnevale” deriverebbe dal latino carnem levare ossia “eliminare la carne”, poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (martedì grasso appunto), subito prima del periodo di “astinenza e digiuno” della Quaresima.
Il Carnevale è una festa un po’ matta, fatta di maschere, scherzi, dolci e sfilate. Dietro questo momento di svago però si celano tuttavia significati utili dal punto di vista pedagogico.
Il Carnevale nasce come festa indirizzata agli adulti, ma, nel corso del tempo, è poi stata dedicata sempre più all’infanzia. Non ha però perso il suo significato originario, ovvero quello di essere una parentesi di “trasgressione”, un momento in cui cioè poter rompere gli schemi, disattendere agli obblighi sociali e ribaltare le gerarchie tra quelle che – quando fu istituita – erano le varie distinzioni in classi sociali.
Oggi, infatti, rimane una festa nella quale diventare, almeno per un giorno, qualcuno che non si è e che non si potrà mai essere e rovesciare, dunque, l’ordine costituito delle cose a suon di scherzi, confusione, eccessi e “vizi”.
Il Carnevale è una festa dove “tutto è lecito” – non ovviamente nel senso letterale del termine – è un momento in cui si ribaltano un po’ le regole del vivere quotidiano e si lascia spazio alla fantasia.
Rimane però ovviamente una parentesi, un’eccezione che conferma la regola, ma soprattutto una festa che, prima o poi, dovrà finire.
Il simbolo peraltro che il tempo della trasgressione deve finire è proprio rappresentato dal “re del carnevale”, quel fantoccio che – in molte tradizioni locali – viene addirittura bruciato alla fine della festa per ristabilire l’ordine precostituito.
A quel punto, dunque, il re del carnevale deve andare via, togliersi la maschera e rivelarsi per quello che è.
A Carnevale tutti ci travestiamo convinti di essere qualcun altro, ma normalmente siamo davvero noi stessi? O portiamo ugualmente delle maschere anche per tutto il resto dell’anno e della nostra vita?
La possibilità di poter essere qualcun altro in libertà durante il Carnevale vuol dire che, finito il periodo festivo, noi dovremmo tornare ad essere noi stessi e magari nessun altro.
E soprattutto, finiti i bagordi delle feste di Carnevale, torneremo ad essere noi stessi o continueremo ad indossare delle maschere?
Non si può negare che c’è gente che indossa tutti i giorni una maschera, tuttavia durante il carnevale sceglie magari quelle di un personaggio (Arlecchino, Pulcinella, Colombina, Pantalone, Meneghino, ecc.) e poi – per il resto dell’anno – indossa un altro tipo di maschera che, prima o poi – poveri voi – verrà via e li rivelerà per quello che davvero sono e, per molti, non sarà una bella scoperta, salvo che non siano già stati smascherati!
Giù la maschera, il 02/03/2022 sono le ceneri!
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda