La festa del papà è appena trascorsa. Si sono letti tantissimi messaggi di auguri rivolti da figli e figlie ai propri papà.
L’augurio oggi, all’indomani del 19 marzo, va a quei padri che ci sono ancora e a quei padri invece che, purtroppo, non ci sono più o che non ci sono mai stati perché, magari, le vicissitudini della vita li ha portati a non avere il coraggio e la forza di accettare di diventare padri, ma tuttavia lo sono lo stesso e comunque.
L’augurio va, dunque, a tutti i papà, ai papà che rinascono uomini migliori quando prendono per la prima volta in braccio il loro piccolo o la loro piccola, a quelli che si prendono un po’ più di tempo per entrare nel ruolo e per capirne l’importanza, ma anche a quei papà che lavorano 12 ore al giorno affinché non manchi mai il sostentamento ai propri figli o alle proprie figlie.
L’augurio va soprattutto a quei padri che purtroppo il lavoro lo hanno perso, ma il coraggio e la dignità certamente no e che, dunque, lottano per non sentirsi sconfitti e per uscirne vincitori, in un modo o nell’altro, anche facendo i lavori più umili pur di rimanere onesti e da esempio per i propri figli.
Auguri a tutti quei papà che sono rimasti soli a crescere i loro figli o le loro figlie, perché si parla moltissimo delle mamme sole ma decisamente meno dei padri soli.
Grazie ai papà che lottano per dei figli che gli vengono spesso privati e a quelli che si separano magari dalle mamme, ma che non si separano mai dai figli.
Auguri a quei padri separati che si impoveriscono a tal punto da non avere più una casa dove vivere perché costretti a versare assegni di mantenimento non più consoni ad uno stipendio che non regge, ad un doppio affitto, a doppie spese di gestione dell’abitazione, a spese straordinarie ecc.
A questi padri dico di non sentirsi genitori di serie B e a noi figli e figlie dico di non misurare l’amore di un padre dalla quantità di regali che ci fa, specie se si è a conoscenza del momento di difficoltà che gli stessi stanno attraversando.
Noi figli e figlie facciamo la nostra parte, perché si è bravi figli quando si sono avuti buoni genitori e non per forza si è bravi genitori perché si è vissuto all’interno dello stereotipo della bella famiglia felice del Mulino Bianco o della Barilla.
La famiglia è qualcosa di diverso che non può e non deve essere ancorata a prototipi o modellini preconfezionati e, di questo, dobbiamo prenderne coscienza e avere il coraggio di dirlo e di viverlo.
Grazie ai papà giovani che hanno tante energie, ma grazie anche ai papà di mezza età che hanno invece tanta esperienza e saggezza e che non rinunciano alla voglia di essere padri.
Grazie ai papà che sono volati via, perché riescono comunque a farsi sentire dai figli a volte anche più di chi è ancora in vita. E grazie a quei papà i cui figli o figlie purtroppo sono volati via, perché riescono, nonostante tutto, a vedere un pezzettino di quel figlio o di quella figlia in ogni ragazzo o ragazza che incontrano e forse anche in noi.
Grazie a quei papà che un figlio non lo hanno mai avuto, ma che spesso dispensano amore ai figli di altri, perché si può diventare padri senza aver necessariamente generato un figlio o magari perché si è deciso di dare una casa a bambini o bambine più sfortunati /e, dunque, non per questo, sono meno padri o meno genitori di altri.
Grazie ai papà che crescono figli non propri, perché spesso essere padri non ha nulla a che fare con la biologia e ce la mettono tutta, perché ci mettono cuore, energia e testa.
Grazie ai papà che sbagliano, ma che poi lo comprendono e recuperano; grazie ai papà che permettono ai figli di sbagliare, lasciando che loro comprendano da soli, ma che li spronano poi a recuperare.
Grazie a tutti i papà, perché il mondo ha bisogno di voi, ha bisogno che cresciate degli uomini e delle donne migliori. Tanti auguri, dunque, a tutti i papà, a tutti coloro che non lo sono ma lo saranno presto o che vorrebbero esserlo, ma che non sempre ci riescono e non per colpa loro.
Auguri dunque davvero a tutti i nostri papà che amiamo più di ieri ma meno di domani.
Un grazie speciale va ovviamente al mio di papà.
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda