Chiaccherando con Cassa Forense

Il primo evento del 2022 della nostra Associazione (evento che si è tenuto, sulla piattaforma Gotowebinar, lo scorso 5 Maggio) ha riscosso – sia per la tematica affrontata (Cassa Forense) che per la inusuale tenuta dello stesso (i relatori si sono sottoposti alla flagellazione delle domande del moderatore e dei colleghi, contravvenendo allo schema tipico dei convegni – le classiche relazioni, tanto per intenderci) – un ottimo successo. Abbiamo contato, nelle tre ore di evento, ben 280 contatti, la qual cosa non può che farci piacere.

Come evidenziato, la tematica affrontata era sicuramente interessante e le domande – volutamente provocatorie e, in alcuni casi – anche scomode – hanno mirato ad ottenere dai relatori (gli Amici Francesco Maione – componente il Comitato dei Delegati di Cassa Forense di Bari – e Giulio Pignatiello – Vice Presidente di Cassa Forense e componente il Consiglio di Amministrazione di Cassa), quelle risposte che gli iscritti alla Cassa Forense devono avere.

Partendo dalla basic question (cos’è Cassa Forense?), fondamentale – a giudizio del moderatore – per capire di cosa si stesse parlando, ed ottenuta una risposta che, condivisibile o meno, è la realtà (“è una polizza assicurativa che, allo stato, può garantire agli Avvocati, una pensione dignitosa, rispettando i criteri di cui parla l’art. 38, Costituzione”, cit. Francesco Maione), si è passati ad esaminare (con l’ausilio di Giulio Pignatiello) i compiti in capo al c.d.A. di Cassa, miranti – prima di ogni altra cosa – a mettere in sicurezza Cassa, le pensioni presenti e future e le prestazioni assistenziali, garantendo quella che viene definita sostenibilità (attualmente, la sostenibilità è programmata a 50 anni). In quest’ottica, il c.d.A. si occupa anche degli investimenti.

Passando ad esaminare l’atavico problema delle difficoltà degli iscritti (il moderatore ha parlato di 1/3 degli iscritti in ambasce), si è specificato – sempre da parte di Giulio Pignatiello – che Cassa Forense, per conto di ben 245.000 iscritti, amministra un patrimonio (tra mobili, immobili e titoli) pari ad oltre 13.000.000.000,00 (tredicimiliardi) di euro, cui fa da contraltare una uscita annua di 13.000.000.000,00 di euro. Numeri da capogiro. In questi tredici miliardi sono racchiusi anche le pensioni future che, per il principio della sostenibilità a 50 anni, devono (per ciò stesso) essere in equilibrio. Lo stesso Giulio Pignatiello ha precisato che, nell’anno 2021, si è registrato un + 1.000.000.000,00: ottimo risultato, di certo; ma …

Proprio partendo da questi dati, si è voluto affrontare il problema del generalizzato lamentato scarso sostegno agli Avvocati in difficoltà. I relatori hanno spiegato che Cassa prevede una serie di sostegni (tramite bandi) agli Avvocati i quali cercano di esercitare la Professione in maniera professionale, arrivando ad auspicare la professionalizzazione della Avvocatura: a suo giudizio, infatti, la figura dell’Avvocato – multitasking ormai è destinata a cadere in disuso.

Proprio il discorso relativo a questo auspicio di professionalizzazione (unita alla ovvia considerazione che le regole del mercato sono rigide e qualcuno, inevitabilmente, si troverebbe in difficoltà – e non solo tra i giovani che si affacciano alla Professione, ma anche tra gli Avvocati che oramai stanno andando verso la pensione), ha spinto il moderatore a porre una domanda scomodissima: cosa fa Cassa Forense per gli avvocati in difficoltà?

Le risposte non sono state esaustive. Invero, a giudizio dei relatori, non si può fare riferimento (per ciò che concerne le misure di sostegno) ad istituti tipici del diritto del lavoro (che prevedono l’ausilio dello Stato), con la conseguenza che – se è vero che la Professione sta cambiando – è anche vero che Cassa Forense è ancorata a vecchie logiche e vecchi cliché. Pignatiello, circa questi aiuti, si è detto possibilista in ordine al reperimento di fondi per il sostegno ai colleghi in difficoltà, ad esempio mediante finanziamenti. Ma ovviamente, allo stato, siamo nel campo delle ipotesi e, a stretto giro, non v’è nulla di concreto.

Entrambi i relatori, però, sono stati concordi nel sostenere un concetto: oggi Cassa non può farsi carico del sostegno al reddito (concetto che è stato ribadito da Francesco Maione, in particolare), pur esistendo una proposta di riforma della Cassa Forense, nel senso di tendere a favorire la parte debole della Avvocatura. Il tutto è – si ripete – in una fase di studio e, come ogni altra questione, si è posta (sopra ogni altra considerazione) la necessità del mantenimento della sostenibilità dell’Ente a 50 anni, proprio per garantire pensioni dignitose, nel rispetto dell’art. 38, Cost.

Si è altresì chiesto (in maniera provocatoria) ai relatori se, data la situazione di difficoltà ed alla luce della evidente crisi dei redditi degli Avvocati (esaustivo è, sul punto, il rapporto Censis 2022), si ha il coraggio di attuare quella riforma censuaria dell’art. 21, c. 8, L. P., espellendo dal mercato i rami secchi, scelta impopolare e che nessuno vuole. Sul punto, nessuno si è esposto, ben sapendo che ciò non è possibile. I relatori hanno però concordato sul fatto che v’è la necessità impellente di trovare un punto di equilibrio, laddove si consideri che Cassa è sinonimo di autonomia di gestione previdenziale (ed assistenziale) degli Avvocati, nel più generale obiettivo di mantenimento del sistema ordinistico. In pratica, è stato ribadito un no secco ad una confluenza della Cassa Forense nell’INPS.

Dopo le domande dei Colleghi, rivolte ai relatori, a questi ultimi è stato chiesto qualcosa circa gli iscritti a Cassa che sono entrati a far parte dell’Ufficio per il processo e circa il loro particolare status, visto che ex lege ne è stata disposta la sospensione.  Cosa succede loro, oggi, da un punto di vista previdenziale? E, soprattutto,  cosa sarà di loro, nel momento in cui essi dovranno tornare nei ranghi della Avvocatura? I relatori hanno evidenziato come, sul punto, vi sia un evidente vulnus e come il problema del periodo di sospensione previdenziale possa essere risolto garantendo loro il versamento – da parte dello Stato – dei contributi e la ricongiunzione del periodo di lavoro statale a quello di iscrizione a Cassa. Ciò non consentirebbe di non perdere la continuità professionale, l’anzianità di iscrizione e tutti i benefici connessi alla iscrizione antecedente ai 40 anni di età ed alla predetta continuità professionale.

Sono state tre ore molto interessanti, anche per la scabrosità degli argomenti affrontati e la difficoltà di offrire risposte piacevoli. Tuttavia dall’evento sono emersi spunti di riflessione e di discussione futura.

La domanda che ci poniamo dall’inizio della avventura di Futuro@Forense (“E’ possibile una nuova Cassa?”) è sempre valida e questo incontro ha costituito un ulteriore tassello nella discussione che la nostra Associazione intende portare avanti, nell’ottica di una riforma della Cassa Forense.

Di certo l’argomento merita uno studio approfondito e molto impegno, non potendosi lasciare spazio a fraintendimenti o post sui social. In pratica, l’invito di Giulio Pignatiello, a studiare le cose della previdenza forense, non delegandole a terzi, deve essere raccolto. Slogan e commenti sui social possono rappresentare solo uno sfogo; le cose serie sono racchiuse nello studio, nella riflessione e nel confronto (e non nell’imposizione del proprio pensiero e nell’insulto – se non sei con me, non capisci nulla).

Sul punto, Futuro@Forense ha sempre espresso chiaramente la propria opinione.

E, oggi come ieri, NOI CI SIAMO!

Nicola Zanni

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