Alzi la mano chi di voi, qualche volta, dinanzi a comportamenti tenuti da taluni, alla rimostranza che questi comportamenti non si dovevano tenere, si è sentito rispondere “ma non è illegale”. Forse alcuni comportamenti strani non saranno contra legem; ma in alcuni casi, sono inopportuni.
La differenza tra illegalità ed inopportunità non è solamente semantica, ma anche (e soprattutto) ontologica. Se un comportamento è contrario alla Legge, ovviamente questo – a ragione – si può definire illegale, senza timore che chi utilizza questo termine, possa e debba essere querelato per averlo utilizzato. In fondo, basta una ricerca su un qualsiasi vocabolario, per averne conferma.
Laddove, invece, un comportamento – sia pur non vietato dalla Legge – si possa ritenere sconveniente, per un qualsiasi motivo, ben si può parlare di inopportunità. In questo caso, si deve aver riguardo alle circostanze, ai luoghi, alle persone. Se, in pubblico, si utilizza un termine volgare, sicuramente questo potrebbe non essere illegale; di certo è inopportuno.
Ormai quotidianamente si assiste a spettacoli in cui chi vuole porre in essere comportamenti border line, si trincera dietro allo scudo del “ma non è illegale”: è il caso di chi – dopo essere stato disarcionato dal proprio incarico perché occupato illegalmente, aspiri (e neanche troppo velatamente) ad occupare un incarico magari di prestigio maggiore. Non sarà illegale, tale aspirazione; ma di sicuro è inopportuna. E lo sa bene chi non vuole perdere il contatto con il potere.
E lo stesso vale per coloro i quali mantengono due piedi in una scarpa, come si suol dire. Si è, ad esempio, Consiglieri di Municipio, Presidenti di Commissione, Delegati al Congresso Nazionale della Avvocatura, Consiglieri in un qualsiasi consesso. Manca solo la carica di amministratore del proprio Condominio e possiamo dire di aver occupato tutto. Non sarà illegale; ma in evidenza è inopportuno.
Brutta bestia, il presenzialismo ad ogni costo.
Nicola Zanni