Prosegue il nostro “giro” tra i rappresentanti locali delle Associazioni Forensi maggiormente rappresentative a livello nazionale, sul tema “Edilizia Giudiziaria” e, in particolare, sugli sviluppi del Protocollo di Intesa sottoscritto il 30 Luglio 2019 ed avente ad oggetto il c. d. Polo della Giustizia.
Oggi siamo in compagnia del Prof. Avv. Nicola Cipriani, Presidente della Associazione Camera Civile di Bari che ringraziamo per la sua disponibilità.
Presidente, innanzi tutto La ringraziamo per aver accettato di rilasciare questa intervista al nostro giornale
– Grazie a Voi; dell’invito, ma anche e soprattutto dell’iniziativa di aprire un canale di dialogo sul tema dell’edilizia giudiziaria.
Avrà notato che, in questi giorni di campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 Settembre 2022, l’argomento Giustizia non sembra essere affrontato adeguatamente dai competitor. Cosa pensa al riguardo e perché questa considerazione minore della Giustizia?
– Sicuramente rileva il fatto che il tema “Giustizia” sia estremamente spinoso e complesso, prestandosi quindi poco a slogan elettorali; l’edilizia Giudiziaria, poi, ha un minore impatto sull’elettorato rispetto ad altre questioni del mondo giudiziario. Inoltre, non possiamo dimenticare che comunque, per la giustizia civile, è stata appena varata una (ennesima) riforma, per cui si può pensare che si voglia verificarne gli effetti prima di pensare a nuovi interventi.
A Suo giudizio, l’argomento “Edilizia Giudiziaria” è problema della Avvocatura? O, meglio, è un problema del quale la Avvocatura (locale e nazionale) deve parlare? O è solo problema della politica?
– La domanda è retorica, immagino. Perché trovo assolutamente scontato che l’edilizia giudiziaria sia un problema anche dell’Avvocatura, che è pienamente legittimata non solo a parlarne ma a interloquire su tutti i tavoli e a tutti i livelli, sia perché l’Avvocatura è il canale di comunicazione tra il cittadino e il sistema istituzionale della Giustizia, sia a tutela dei numerosissimi professionisti che a loro volta sono portatori di un interesse all’efficienza anche sotto il profilo della logistica.
È notizia di qualche giorno fa: è stato sottoscritto il contratto di locazione per la “seconda Torre Telecom”, dove verranno allocati gli Uffici della Procura e le aule di udienza. A Suo giudizio, è una soluzione risolutiva, questa adottata dal Ministero?
– Ovviamente no. Per quanto il tema non riguardi direttamente gli avvocati civilisti, tutti noi abbiamo raccolto le perplessità e le lamentele degli attori e degli utenti della giustizia penale per le difficili condizioni di lavoro, perplessità che condividiamo, perché è appena il caso di sottolineare che il sistema è unico e che le inefficienze e le criticità si propagano inevitabilmente tra i vari ambiti della giurisdizione. Anche perché il dispendio di energie al quale molte componenti delle istituzioni e delle professioni sono chiamate per gestire situazioni che, dopo anni, possiamo ancora considerare emergenziali, sottrae tempo e forze agli altri comparti del mondo della Giustizia.
Bari, come è noto, è sede distrettuale di Corte d’Appello. Cosa pensa del frastagliamento delle varie strutture Giudiziarie in tutta la città?
– È chiaro che si tratta di una situazione non ottimale che, purtroppo, è comune a molte altre città. Non mancano peraltro esempi virtuosi di realtà nelle quali si è pensato per tempo a ragionare in termini di sistema e dove i risultati sono sicuramente apprezzabili in termini di efficienza, anche economica. A Bari secondo me l’errore è stato innanzi tutto quello di pensare che il frazionamento degli Uffici giudiziari potesse costituire un segnale della presenza delle istituzioni sull’intero territorio cittadino: si pensi al collocamento dell’Ufficio del Giudice di Pace, figlio dell’idea populistica (e che non ha trovato alcuna effettività) che la presenza di organi giudiziari in territorio difficile potesse servire allo sviluppo di quel territorio. Più in generale, per troppo tempo è mancata l’idea stessa di un progetto di più ampia portata, e si è ragionato in termini di soluzioni provvisorie che, mi si passi l’ossimoro, spesso sono diventate ‘definitivamente provvisorie’.
A Suo giudizio, la questione Edilizia Giudiziaria, in questa città, è problema relativamente recente o, piuttosto, viene da lontano?
– Probabilmente viene da lontano. Come dicevo, è mancata a lungo una visione di lungo periodo.
Dunque, cose pensa del problema Edilizia Giudiziaria? È un problema solo della politica o anche della Avvocatura?
– È un problema dei cittadini; quindi coinvolge la politica, ma anche l’Avvocatura. E ognuno deve fare la sua parte.
La Camera Civile è associazione maggiormente rappresentativa a livello nazionale. Quale è la posizione della Associazione da Lei presieduta sulla questione Edilizia Giudiziaria?
– Sicuramente favorevole alla creazione di un Polo della Giustizia che riunisca tutti gli Uffici giudiziari.
A Suo giudizio, perché a Bari il problema Edilizia Giudiziaria non è stato risolto, in passato, nonostante gli svariati progetti (Corso della Carboneria, Progetto Pizzarotti, Caserma Briscese)?
– È verosimile pensare che non siano stati adeguatamente composti gli interessi confliggenti che ogni progetto complesso deve necessariamente contemperare. In definitiva, la mia sensazione è che il fattore preponderante sia da individuare nella mancanza di una chiara e ferma volontà della classe politica di risolvere problema. Anche l’Avvocatura non può considerarsi del tutto esente da responsabilità, perché in alcuni frangenti ha assunto un atteggiamento di attesa.
Il Palazzo di Via Nazariantz, nel maggio 2018, viene dichiarato inagibile ed il problema Edilizia Giudiziaria esplode in tutta la sua violenza. Possibile che, prima di allora, un po’ tutti (Politica, Magistratura, Avvocatura) avevano cincischiato e che, da quel momento in poi, l’Edilizia Giudiziaria è divenuto oggetto di discussione?
– Purtroppo in Italia, e ancor più al Sud, non è la prima volta che si aspetta che “il vaso si rompa” per riconoscere le priorità e le urgenze. La dichiarazione di inagibilità ha costretto le istituzioni ad attivarsi.
A seguito di quel provvedimento, a Bari giunse il Ministro Bonafede e prese degli impegni … un Suo giudizio sulla gestione emergenziale?
– Il problema delle gestioni emergenziali è che sono costrette a trovare soluzioni soprattutto rapide, e non sempre le soluzioni più rapide sono anche le più efficienti sotto altri profili. Che è esattamente quello che è avvenuto in questo caso. Peraltro, non troverei giusto individuare particolari responsabilità del ministro Bonafede, il quale probabilmente fece quello che ragionevolmente andava fatto in una situazione di emergenza.
Veniamo ai giorni nostri e vediamo come è, oggi, la situazione della Giustizia a Bari. La Giustizia penale spezzettata in vari tronconi logistici, il Palazzo di Giustizia di Piazza de Nicola che manifesta grosse criticità, l’Ufficio del Giudice di Pace al San Paolo il cui archivio (incendiato parzialmente ed in passato posto sotto sequestro) di fatto non è a norma, il Tribunale dei Minori in un palazzo destinato a condominio da decenni ed alcuni bagni del 5° piano del Tribunale destinati ad archivi di sezione. Al netto di ogni altra considerazione sullo stato della Giustizia, la Giustizia a Bari come ritiene che sia?
– Volendo limitare la valutazione al profilo delle strutture, non c’è dubbio che la Giustizia a Bari sia sofferente. Lo sforzo dei capi degli uffici giudiziari c’è ed è notevole, ma da solo di certo non basta se mancano le risorse.
Essendo, Ella, Presidente di una Associazione c.d. maggiormente rappresentativa della Avvocatura, ci può dire la posizione ufficiale di Camera Civile Bari sul punto?
– Volendo sintetizzare quanto sinora detto, mi pare di poter ribadire che la Camera Civile di Bari considera una priorità irrinunciabile l’accorpamento degli Uffici Giudiziari civili, penali, amministrativi e tributari in un unico plesso non distante dal nucleo cittadino e dalle principali arterie che lo collegano alle città che prima erano sezioni distaccate del Tribunale la cui soppressione, non dobbiamo dimenticarlo, ha aggravato il problema del quale stiamo discutendo. E non si deve sottovalutare il pericolo che la soluzione individuata si fermi al solo settore penale: sin da ora occorre reperire le risorse per estendere l’intervento a quanto necessario per ospitare tutti gli uffici.
Passiamo ai giorni nostri. Dopo che il 30 Luglio 2019, al Ministero della Giustizia, finalmente viene firmato il tanto auspicato “Protocollo per il Polo della Giustizia”, il problema “Edilizia Giudiziaria” sembra finalmente risolto. O forse no …
“Finalmente risolto” è una espressione che adopererei con cautela. Diciamo che si vede una luce in fondo al tunnel. La soluzione prospettata è sicuramente possibile e ragionevole, e questo è un buon punto di partenza.
Sono state individuate le aree su cui dovrebbe sorgere il “Polo della Giustizia”, sono stati previsti i fondi per la costruzione del Polo, si è iniziata la progettazione di questo. Sembra che i problemi siano stati risolti. Che ne pensa?
– Che dobbiamo incrociare le dita. Sappiamo che ci sono stati ricorsi e che probabilmente altri arriveranno.
A Suo giudizio, individuata l’area sul quale dovrebbe insistere il Polo della Giustizia (le Casermette tra Via Falcone e Borsellino, Via Alberotanza e Via Fanelli), ci potrebbero essere dei problemi urbanistici da risolvere?
I problemi urbanistici probabilmente saranno inevitabili, ma – data la portata del progetto – lo sarebbero stati anche se si fosse scelto un altro sito. Starà alle istituzioni gestirli e trovare le soluzioni più adatte, ma ciò sarà possibile soltanto se tutti – anche l’Avvocatura – daranno il loro contributo in maniera costruttiva.
È notizia di questi giorni che il TAR Puglia – Sezione di Bari, ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da un Comitato cittadino. Cosa pensa, nel suo intimo, di queste azioni?
– Non conosco in dettaglio i termini della questione. Credo che ciascuno, se ritiene che i suoi diritti siano stati lesi, abbia diritto di chiederne la tutela nelle sedi opportune. Sarebbe però fondamentale che le risposte arrivassero rapidamente. E non parlo solo delle risposte della giustizia, ma all’occorrenza anche di quelle di tutte le istituzioni coinvolte.
Il Polo della Giustizia risolverà finalmente il problema della Edilizia Giudiziaria o sarà una soluzione tampone?
– Se il progetto sarà portato a termine potrebbe risolvere, almeno sul piano della logistica e delle strutture, molti problemi per un periodo non breve.
La c. d. Cittadella della Giustizia vedrà la luce? O saranno i nostri figli a tagliare il nastro?
– Bella domanda. Le ragioni per essere pessimisti di certo non mancherebbero, ma io credo che dobbiamo avere fiducia e, se (o forse dovrei dire quando) ci sarà da combattere, farci trovare pronti.
Nicola Zanni