In attesa degli extraterrestri

Io mi sforzo, voglio migliorare la mia posizione di inetto che non capisce niente (ma che vuole sembrare intelligente), ce la metto tutta pur di non sembrare un idiota. Ma niente, non ci riesco a non fare la figura del fesso.

Io mi impegno, seguo i tutorial ed imito le movenze, le parole e pure il battito di ciglia dell’influencer di turno; magari ci metto qualcosa di mio per dimostrare che non sono proprio somaro e che – alla fine di tutto – io sono un tipo. Niente, non ci riesco.

Viene fuori il mio essere somaro. Sempre.

Dico cose scontate, mai sopra le righe, da cerchiobottista quale devo essere (e quale in fondo sono, perché non voglio – o non posso – essere dotato di un mio pensiero personalissimo). E’ troppo difficile non dire cose scontate. E non mi accorgo di dire una marea di scempiaggine.

Le dico pure male perché dimostro (e come non potrei?) il mio essere somaro. E fa nulla che il mio status (di somaro) venga fuori.

L’importante è esserci, anche a costo di dimostrare il mio essere somaro travestito da immagine perfetta.

Extraterrestre, portami via; voglio una stella che sia tutta mia. Extraterrestre, vienimi a cercare; voglio un pianeta su cui ricominciare” (Eugenio Finardi).

Ormai ho perso le speranze che il carro trainato dagli asini venga a prendermi, sono rimasto solo ed anche Pinocchio mi ha lasciato solo ad attendere questo maledetto carro. Forse Pinocchio ha capito che i somari fanno una brutta fine e verranno venduti al mercato. Forse Pinocchio è veramente cresciuto.

Aspiro ormai alla calata degli extraterrestri (nella speranza che, una volta vistomi e misuratomi per quello che sono, non decidano di lasciarmi qua e scappare dalla Terra).

Lucignolo

 

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