Il 29 Settembre 2022, nella location formativa storica della nostra Associazione (vale a dire, la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari), si è tenuto l’incontro dal titolo Violenza in (no) mediazione, organizzato dalla Associazione La Forza delle Donne (la cui Presidente, Krizia Colaianni, unitamente ad una pattuglia nutrita di Socie di detta Associazione, fa parte di Futuro@Forense e di cui la nostra Associazione è Socia). A tale incontro, accreditato presso il COA di Bari (il quale ha riconosciuto, per detto incontro, tre crediti formativi ordinari) e che ha visto altresì il patrocinio del CPO, hanno presenziato il Prof. Antonio Sabatella (Presidente dell’Istituto Studi Europei de Gasperi e Coordinatore dell’Ufficio per il Coordinamento delle Politiche Europee), la Coordinatrice della Commissione Eventi della nostra Associazione e Responsabile dell’Area Legale de La Forza delle Donne, Antonella Labianca, l’Avv. Maria Cataldo ed il Dr. Vincenzo D’Amore. Le conclusioni sono state rassegnate a Nicola Zanni, Consigliere dell’Ordine e Presidente di Futuro@Forense.
Il Prof Sabatella – nel suo interessante intervento – iniziando il suo discorso dalla necessità di affrontare la tutela delle persone (donne, bambini, ecc.), a partire dalla tutela di genere, ha inteso affrontare tali tematiche su un piano prettamente morale, prima ancora che politico. Discettando – ad esempio – del bullismo, lo stesso relatore ha specificato che tutte le tematiche devono essere affrontate in maniera globale, partendo in primis dalla scuola. Nel caso del bullismo, in particolare, questo (a giudizio dello stesso) presuppone la identificazione del giovane in un gruppo, ragione per la quale lo stesso fenomeno dovrebbe essere affrontato con maggiore forza nelle scuole. In questi ultimi due anni, causa pandemia da Covid 19, si è aggravato il fenomeno del cyberbullismo, al pari del fenomeno della violenza in casa e del femminicidio.
Circa questo ultimo fenomeno di violenza (di genere), bisognerebbe intervenire valutando tutti gli aspetti dei casi, attività non di certo semplice in quanto – a norma del Codice di rito – prima di procedere a condanna, il Giudice deve avere le prove a sostegno di una sentenza di condanna. Proprio la lentezza delle decisioni, dovute ai tempi della Giustizia italiana, non consente al Giudice europeo di intervenire con la necessaria celerità che i casi impongono. A giudizio del relatore, dunque, bisogna insistere sulla preparazione e sulla formazione dei Giudici, privilegiando l’aspetto morale rispetto all’aspetto formale, modulando (sul punto) i codici nazionali a quelle che sono le varie Direttive UE in materia e, di fatto, imitando la Legislazione britannica che dà spazio più all’aspetto morale che a quello formale.
Questo stato di cose, sempre a suo giudizio, confligge con la Legislazione nazionale sul punto, in considerazione del fatto che il nostro Ordinamento – dando spazio all’aspetto formale – sacrifica l’aspetto morale. Sul punto, il Prof. Sabatella ha riconosciuto grandi meriti alle Associazioni che si occupano di violenza ed ha auspicato una maggiore presenza e forza incisiva delle stesse, partendo proprio dalla sensibilizzazione ai problemi di violenza e dalla necessaria preparazione degli operatori.
L’Avv. Antonella Labianca, entrando nello specifico della Convenzione di Istanbul (la quale consta di ben 81 articoli e che destina una gran parte delle norme ivi contenute, al divieto di mediazione nei casi di violenza domestica e, in generale, sulle donne e sui minori), ha affermato – prima di ogni altra cosa – che la predetta Convenzione viene (nella maggior parte dei casi) disattesa nei Tribunali italiani. Nello specifico, l’Avv. Labianca ha ribadito come la menzionata Convenzione (all’art. 48) vieti espressamente di procedere a incontri in mediazione, nei casi di separazione e divorzio, ne i casi in cui sia verificato (o oltremodo plausibile) qualche episodio di violenza fisica o potenzialmente psicologica sui soggetti fragili del rapporto (donne e minori).
Criticando la prassi dei Tribunali italiani di mandare in mediazione i coniugi, in ipotesi come queste, la stessa relatrice – citando una importante recente sentenza del Tribunale di Palmi (in cui il Tribunale, alla luce della predetta Convenzione di Istanbul, ha negato la possibilità di procedere a mediazione) – ha auspicato una maggiore preparazione degli operatori di Giustizia (in primis, Giudici ed Avvocati), visto che la materia della violenza di genere è di fondamentale importanza, ai fini della tutela degli individui (in particolare, delle donne e dei minori).
In occasione dell’evento formativo, si è avuto altresì modo di ascoltare la relazione dell’Avv. Maria Cataldo, mediatrice, la quale è partita da un concetto molto spesso trascurato: la gestione del conflitto, intesa come posizione delle parti, le quali devono fare uscire lo stesso conflitto e risolverlo. La relatrice ha subito evidenziato che la gestione del conflitto deve vedersi dal punto di vista delle parti, precisando che, in Italia, pur esistendo la c. d. giustizia riparativa, in casi di violenza – allo stato – il mediatore non può trovare una soluzione che non sia di natura economica.
La stessa relatrice ha precisato che il conflitto deve essere visto anche dal punto di vista del mediatore, con tutti i suoi limiti e le sue emozioni. Ha ribadito che non è possibile mediare, in occasione di casi di violenza, sottolineando comunque l’importanza della comunicazione: le parti devono parlarsi, cercando di capire i motivi dei conflitti. Anche l’Avv. Cataldo ha sottolineato l’importanza della preparazione dei soggetti mediatori.
A giudizio del Dott. Vincenzo D’Amore, psicologo, bisogna andare oltre il gesto, cercando di comprendere che lo stesso gesto viene dal nostro inconscio. Il relatore ha sottolineato come la scuola abbia una importanza fondamentale nella prevenzione di comportamenti violenti, incentrando – lo stesso relatore – la sua analisi dalla necessità di intervenire a scopo preventivo, sin dalla scuola stessa. Egli ha altresì parlato di conflitti e stato di relazione, evidenziando come – per comprendere un problema, ci si deve (prima di ogni altra cosa) se si ha un problema, caratterizzato dal disagio provato in determinate situazioni. In particolare, il relatore ha centrato la sua attenzione sull’insieme di emozioni che si vogliono evitare per non sfociare in atti violenti.
A giudizio dello stesso, quindi, il conflitto è un disagio e si può definire una incapacità di comprendere i bisogni dell’altro/a, con la conseguenza che – proprio con il dialogo, condotto dinanzi ad uno specialista – si riuscirà a dirimere conflitto e conflittualità.
Le conclusioni dei lavori sono state rassegnate dall’Avv. Nicola Zanni, il quale ha fatto riferimento alla sua esperienza di Presidente di Consiglio di Istituto scolastico, evidenziando come – fino a qualche anno fa – le scuole tendevano a mettere la testa sotto la sabbia, avendo (come primario interesse) il rispetto dei programmi ministeriali e dimenticandosi del mondo che esiste al di fuori delle ore scolastiche. Ha anche insistito sulla necessità di preparare gli operatori (scolastici e di Giustizia) i quali hanno la grande responsabilità di tutelare le parti deboli le quali subiscono la violenza (donne e, soprattutto, minori), auspicando una sempre maggiore opera di addestramento degli stessi operatori.
L’evento formativo, magistralmente moderato dalla Presidente de La Forza delle Donne, Krizia Colaianni, costituisce un primo, importante passo nel far prendere coscienza di un (molto più ampio di quanto si possa credere) problema: la violenza su soggetti c. d. fragili.
Il prossimo evento formativo (il secondo dei 5 previsti) si terrà il 19 ottobre 2022, sempre presso la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari.
Nicola Zanni