Cari e simpatici (si fa per dire) lettori, qualche settima fa, del tutto inaspettatamente, sono stato raggiunto da un losco e fosco figuro che mi ha invitato a partecipare al XXXV CONGRESSO NAZIONALE FORENSE.
Dopo alcune ore passate a meditare su quella strana ed insolita chiamata, parafrasando le parole di altro ed autorevole personaggio, ho raggiunto il più vicino ufficio postale al quale ho dettato un telegramma con il seguente testo:
“ho ricevuto il dispaccio. Stop. OBBEDISCO. Stop. Firmato il Grillo Parlante”
Inutile nascondere che la partecipazione alla più alta assise dell’avvocatura, sebbene senza alcun ruolo attivo ha imposto – anche al sottoscritto notoriamente saccente e presuntuoso – un’attività preparatoria costata alcune ore di studio sull’Ordinamento Professionale.
A tal proposito,
nota la Vostra infinita ignoranza, sento forte la necessità di ricordare che tale consesso (il Congresso) trova la sua origine in quella strana e contestata legge professionale risultato di un maldestro e sciagurato compromesso politico (ma questa è altra storia) ed in quel ancor più strano Congresso tenutosi in quel di Rimini nel primi mesi del 2016 che partorì quello che con altisonante enfasi si suole chiamare “Statuto di Rimini”
E quindi ? come direbbe qualcuno, di cosa stiamo parlando?
Il Congresso Nazionale e l’Organismo Congressuale Forense (espressione del primo) sono gli organi di rappresentanza politica dell’avvocatura preposti a garantire l’autonomia e l’indipendenza dell’Avvocatura;
Per dirla con le parole usate a Rimini, il Congresso è la “massima assise” dell’Avvocatura che esplica la sua funzione “politico/legislativa” attraverso la formulazione delle proposte sui temi trattati durante i lavori congressuali.
“Mecojoni!” Altro che smacchiare i giaguari, c’è da non dormire la notte per la responsabilità politica che i componenti di questo ufficio (elettivo e gratuito) prendono su di sé.
Grande, grandissima responsabilità in capo ai Delegati, perché in fondo, saranno loro i destinatari delle più strane e strampalate istanze provenienti da quella parte dell’avvocatura che ignora la legge professionale ed il deliberato congressuale di attuazione dell’art. 39, comma 3 della legge 247/2012 (ma questa, come al solito, è ancora un’altra storia).
Per inciso,
Io Grillo Parlante, insetto pragmatico ed assolutamente privo di freni inibitori, mai e poi mai assumerei una simile responsabilità a beneficio di un coacervo male assortito di insolenti e pretenziosi questuanti.
Definito il perimetro della natura e delle funzioni del Congresso Nazionale, passo alla fredda cronaca.
A Lecce sono stati presenti 675 delegati così come indicati dalla Commissione Verifica Poteri (verbale del 08 settembre 2022) .
Sui temi congressuali e sulle modalità di individuazione degli stessi mi pare che ben più autorevoli cronisti abbiano scritto, sicché, solo per umana pietà, Vi evito ogni digressione.
Piccolo inciso, ma di significativa importanza per quello che Vi dirò, a corredo dei temi congressuali la commissione verifica poteri ha ammesso alla votazione dei delegati congressuali circa 170 mozioni.
Queste le premesse sulle quali ho costruito la mia incursione in quel di Lecce.
Non potevo certo mancare il giorno dell’inaugurazione dove comodamente seduto in un elegante e raffinato salottino ho attentamente ascoltato i saluti delle Istituzioni e le relazioni di apertura.
Non per dovere d’ufficio o per servile piaggeria sento la necessità di rivolgere al Presidente Masi un particolare apprezzamento per il suo discorso di apertura incisivo, chiaro diretto e concreto come solo una donna è capace di fare.
Una prolusione energica quella del Presidente Masi che andrebbe riletta ogni qualvolta gli avvocati dismettono il piano della concretezza per avventurarsi in strani voli pindarici (ma anche questa è altra storia) alla ricerca del nulla assoluto.
Conclusa la prima sessione, ho guadagnato spazio e mi sono mescolato ai Congressisti (delegati e non) così da indagare se effettivamente mi trovavo in presenza di una gita scolastica così come volgarmente definita dai soliti bastian contrario (mi piace sempre rammentare che la leggenda ricorda un tale Bastiano Contrari malfattore morto impiccato) oppure proprio in quel consesso voluto ed auspicato dal legislatore.
Dopo aver lungamente parlato con alcuni di loro, dopo averne scrutato i volti e le espressioni, posso sinceramente affermare di aver incontrato DELEGATI pienamente consapevoli del loro ruolo, adeguatamente informati dei temi congressuali e delle tante mozioni.
In alcuni di loro ho percepito il senso di preoccupazione per l’alto ufficio chiamati a svolgere e della paura di non essere adeguati non al ruolo ma alle istanze dell’avvocatura di base che rifugge dalla vita politica demandando agli altri il compito di gestire la “cosa comune”.
In quel di Lecce, per quello che possa valere la mia testimonianza, non ho assistito ad un “baccanale propiziatorio” dove un orda di privilegiati cantava, ballava e mangiava a spese dei poveri avvocati, così come tanti scellerati commentatori hanno descritto.
Ho trovato Avvocati che si sono caricati di un fardello assai pesante ed ingombrante a beneficio di un’intera categoria totalmente assente ed indifferente.
Viceversa, mi ha sorpreso l’ignavia dei più, di quelli che consapevolmente hanno disertato i seggi per eleggere i propri rappresentanti al Congresso, preferendo nascondersi dietro il più classico dei “tanto non cambia nulla” ma restando pronti e vigili a puntare il dito verso coloro i quali hanno messo e continuano a mettere la faccia per una categoria che forse meriterebbe l’estinzione.
Leggere i commenti dei cosiddetti “leoni da tastiera” pregni di cattiveria e volgarità tesi a screditare chi legittimamente è stato presente a Lecce restituiscono l’immagine peggiore di una categoria in costante e continuo decadimento.
A costoro, con estrema simpatia sento di dedicare un aforisma di un autore russo cantore e testimone della rivoluzione d’ottobre (vedi il caso) Vladimir Vladimirovič Majakovskij
“Molti poi se la svignavano. Si racconta di uno che tutta un’importante discussione la passò rinchiuso nel cesso, per paura di votare. Se ne stava seduto lì, a riflettere, per salvarsi la pelle impiegatizia.”
Fidatevi,
Io sono
il Grillo