Il 5 Luglio 2019, alle ore 11,30, in una giornata estiva calda ed assolata, abbiamo avuto l’onore e la fortuna di incontrare l’Ufficio di Coordinamento dell’Organismo Congressuale Forense, Organo rappresentativo del Congresso Nazionale della Avvocatura, definito – dall’art. 39 della Legge Professionale – come la “massima Assise della Avvocatura”.
A dire il vero (e chi mi conosce lo sa molto bene), sin dalla sua “incubazione” (settembre ‘16) e dalla sua nascita (vale a dire, dal Congresso di Rimini del 2016) personalmente mi sono detto contrario al menzionato Organismo, in considerazione del fatto che lo stesso era particolarmente vulnerabile sotto vari aspetti. Due i dubbi, fondamentalmente: con questo Organismo, sarebbe stata reale rappresentatività della Avvocatura tutta, comprese le voci dissonanti e/o minoritarie? E, soprattutto, a carico di chi erano i costi, alla luce del fatto che il CNF convoca il Congresso e, nella c. d. Bozza Paparo (al Congresso di Rimini divenuta “mozione Stefanì + altri”) non era previsto il carico economico su nessuno?
Dunque, prima facie, sorgevano dubbi. Ma non voglio parlare di questo, volendo piuttosto parlare di ciò che è successo dopo Rimini ‘16 e l’istituzione dell’Organismo Congressuale Forense che, dopo quasi tre anni dalla sua istituzione, ha cominciato a vedere finalmente la luce, essendosi organizzato in tutte le sue sfaccettature. La perfezione, però, è ancora là da venire e sono tanti gli aspetti da vagliare, aggiustare e mettere a regime.
A Bari, in una giornata estiva calda ed assolata, l’Ufficio di Coordinamento ha voluto incontrare i Delegati Congressuali (sono 24 eletti, oltre il Presidente del COA, Delegato di diritto), il Consiglio dell’Ordine (il nostro Presidente, Giovanni Stefanì, è anche membro della Giunta Esecutiva dell’OCF) e le Associazioni del Territorio. In questa giornata estiva calda ed assolata era presente anche il Delegato CNF del Distretto, Manuel Virgintino il quale – lungimirante e ben conscio del suo ruolo – ha subito messo il dito nella piaga: la questione “doppio mandato”.
Sorvolo (e non perché non siano importanti) sui temi di cui si è discusso, focalizzando – necessariamente – la attenzione su un problema che, per forza di cose (e, forse, anche obtorto collo), si è dovuto trattare: quello del doppio mandato, appunto. A mio giudizio, questo tema doveva (e deve) essere ritenuto preliminare e prodromico rispetto ad ogni discussione ulteriore, in quanto ne va della nostra stessa credibilità di Professionisti (prima che di rappresentanti nelle e delle Istituzioni Forensi)! Se non si tratta questo argomento, prima di tutto, rischiamo di continuare a parlarci addosso, senza che si arrivi ad alcuna conclusione.
Come è ben noto, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 32781 del 19/12/18, aveva sancito ineleggibilità di alcuni membri del Consiglio dell’Ordine di Agrigento che avevano ricoperto, per più di due consiliature consecutive, l’incarico di Consigliere dell’Ordine. Tale situazione era, più o meno, simile in tutti i Fori d’Italia ed, infatti, sono fioccati ricorsi avverso la incandidabilità e/o la ineleggibilità di vari candidati che si trovavano in detta situazione. Le relative cause (pur nella oggettiva diversità ed opinabilità di alcune situazioni, come registrata in alcuni Fori – e, tra questi, proprio Bari) pendono dinanzi al Consiglio Nazionale Forense che li dovrà decidere, in base al potere giurisdizionale conferitogli dalla Legge.
Pur essendo chiara la decisione delle Sezioni Unite (con la relativa argomentazione), alcune Istituzioni (il CNF, per esempio) hanno deciso di portare la questione “doppio mandato” alla attenzione della Corte Costituzionale, la quale – il 18 Giugno ‘19 – ha sancito la legittimità del divieto del terzo mandato consecutivo, fissato dalla Legge 113 del ‘17. In pratica, la Corte ha chiuso la questione ed ora toccherà ai singoli Giudici (CNF ed, eventualmente, Sezioni Unite della Cassazione) verificare, caso per caso, l’applicabilità del divieto del terzo mandato successivo. Ovvero se, nei casi sottoposti alla loro attenzione, sussistano o meno i requisiti per la declaratoria del c.d. terzo mandato.
In tutto questo bailamme, tuttavia, devo rilevare come il silenzio dell’Organismo rappresentativo del Congresso, fino a questo momento, sia stato assordante e, allo stesso tempo, eloquente. Fino al 5 Luglio 2019 l’OCF non ha detto una parola e la cosa, ovviamente, non è passata inosservata alle persone più attente.
Ma il 5 Luglio 2019, in una giornata estiva calda ed assolata, finalmente, il Coordinatore, Giovanni Malinconico, e la Giunta Esecutiva, hanno preso contezza della esistenza del problema, pronunziando la parola magica “doppio mandato”. Addirittura è stato detto che, essendo – l’OCF, organo rappresentativo di tutta la Avvocatura, DEVE valutare (?) il problema del doppio mandato.
A questo punto, al di là del ragionevole dubbio che ci si deve porre (perché ed in quali termini si debba “valutare” il problema “doppio mandato”, che, ormai, è chiaro anche ai bambini dell’asilo, e non piuttosto prenderne atto e regolarsi di conseguenza!), la domanda che ci si deve porre, è: per quale motivo, finora, l’organismo che si definisce “rappresentativo di tutta la Avvocatura” (perché espressione – diretta e/o indiretta – del Congresso, massima Assise della Avvocatura, art. 39, Legge Professionale … poi qualcuno ci dovrà spiegare perché, quali membri dell’OCF, possono essere votati ed eletti anche i non Delegati; ma questo è un altro problema!) è rimasto sostanzialmente silente?
Sulla falsariga di quanto ha affermato il Delegato CNF del Distretto della Corte d’Appello di Bari, Manuel Virgintino, il quale ha parlato di crisi di tutto il sistema Giustizia (alla luce degli scandali che hanno travolto e stanno riguardando il CSM, fermo restando che bisognerà aspettare la irrevocabilità delle sentenze, prima di esprimere giudizi definitivi) e della necessità di “guardare in casa nostra”, perché il problema doppio mandato esiste ed è attuale e concreto, credo che le nostre Istituzioni debbano avere il coraggio di affrontare il problema e, laddove possibile, cercare di risolverlo.
Manuel Virgintino ha parlato, anche, di necessità di una ulteriore sessione straordinaria del Congresso. E qui, in tutta onestà, sorgono altri dubbi … Con quali regole? Chi lo convoca? Chi lo presiede? Non dimentichiamoci che la prima “vittima del doppio mandato” (nel senso di “vittima” più importante) è il Presidente (o ex Presidente) Mascherin il quale ha sollevato l’eccezione di incostituzionalità di tutte le norme e leggi che prevedono il divieto del doppio mandato, rimanendo con un pugno di mosche in mano.
Dunque: che senso avrebbe un Congresso con queste regole e che veda, quali organizzatori, queste persone? Avrebbe senso un Congresso simile? E, soprattutto, l’OCF cosa ne pensa?
E, a questo punto, c’è da porsi una ulteriore domanda: c’è la voglia SERIA di affrontare e risolvere il problema, creando – all’interno del sistema – degli anticorpi in grado di evitare il riproporsi di situazioni oggettivamente presenti in tutti i Fori (come dimostrano i vari ricorsi presentati nei vari Fori, al netto delle decisioni che arriveranno dal CNF e dalle Sezioni Unite della Cassazione)?
Piuttosto, l’atteggiamento tenuto dall’OCF fino ad oggi mi è sembrato attendista: vediamo cosa succede, speriamo che il caso si sgonfi, ne parliamo il meno possibile e rimaniamo alla finestra. Poi Cristo è grande e vede e provvede (come dice un detto dalle parti nostre). E, in tutta franchezza, questo atteggiamento non può piacere perché – come detto; ma è meglio ribadirlo – il problema c’è, esiste e – costi quel che costi – si deve risolvere.
La soluzione si deve cercare. O, molto più probabilmente, forse la soluzione c’è e bisogna metterla in pratica: prendere atto del problema e fare in modo che non si arrivi alle estreme conseguenze: un Commissario Ministeriale non fa piacere a nessuno!
Abbiamo bisogno di risposte certe e nette. Ne va di mezzo il buon nome della Avvocatura e delle Istituzioni Forensi.
Questo l’umile pensiero di un Consigliere (già Delegato Congressuale a Bari – 2012, Venezia – 2014 – e Rimini – 2016) ed oggi Consigliere dell’Ordine …
Nicola Zanni
Presidente di Futuro@Forense