L’allertartore civico. Da Giuda Iscariota al Ministro Bonafede

Giuda Iscariota è stato uno dei dodici apostoli di Gesù, quello che lo ha tradito per trenta denari attraverso il gesto di un bacio « Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. »   (Matteo 26:47-49)

Tacito, a più riprese, negli Annales, parla del delator figura altamente diffusa nel senato di Roma dove senatori disposti a tutto erano sempre pronti a riferire “a chi di dovere” fatti e circostanze a loro favorevoli “delatores, genus hominum publico extio repertum, et poenis quidem numquam satis coercitum, per premia eliciebantur”

Da quel momento in poi dei tradimenti, più o meno famosi, si è perso il conto, sino ad arrivare a qualche giorno fa, allorquando il Ministro Bonafede ha reso noto la bozza di legge delega che presenterà innanzi al Consiglio dei Ministri.

Tra le molte norme, già oggetto di approfondimento ad opera degli innumerevoli giuristi, v’è quella relativa all’avvocato whistleblower, al quale, il Guardasigilli – bontà sua – ha riconosciuto il potere di segnalare illeciti in anonimo.

In buona sostanza e senza perdersi in noiosi richiami normativi,  il Ministro della Giustizia intenderebbe prendere l’istituto della segnalazione di condotte illecite (normato per la prima volta con la legge 6 novembre 2012, n. 190 – nota anche come legge Severino  in tema di prevenzione e repressione della corruzione) ed estenderlo agli Avvocati i quali sarebbero legittimati a segnalare in anonimo le situazioni di illegalità (qualunque esse siano, penali, disciplinari e contabili) relative alla condotta dei magistrati, di funzionari di cancelleria e personale UNEP.

Una tale iniziativa si pone in assoluta antitesi rispetto ai principi di indipendenza e terzietà dell’Avvocatura la quale non può e non deve ritenersi in una posizione di soggezione così come il Ministro maldestramente tenta di rappresentare.

L’art. 1, comma 54 L.190/2012 ha disciplinato per la prima volta nella legislazione italiana la figura del whistleblower, con particolare riferimento al “dipendente pubblico che segnala illeciti” al quale viene offerta una parziale forma di tutela;

di tutta evidenza è che la figura del segnalatore anonimo rileva esclusivamente per i pubblici dipendenti i quali si trovano in una condizione di dipendenza soggettiva ed oggettiva che impedisce o, comunque, comprime il diritto – dovere di effettuare una segnalazione.

Dalla lex Cincia in poi l’AVVOCATURA è stata espressione di libertà, di indipendenza, di valori e principi che vanno oltre il mero interesse personale.

Gli Avvocati non hanno bisogno di nascondere il proprio volto quando nelle aule di Giustizia patrocinano i loro assistiti, quando assumono difese scomode, poco popolari, mal pagate, sicché molto sinceramente sfugge il senso di questa norma.

Caro Ministro, non abbiamo davvero bisogno di celare il nostro volto per denunciare il comportamento scorretto del Magistrato o del Cancelliere o di qualunque operatore della Giustizia, lo abbiamo sempre fatto con coscienza ed onesta e continueremo a farlo.

Sicché con estrema onesta e franchezza, quei “trenta denari” li utilizzi per costruire un luogo sicuro ove esercitare la giurisdizione, assuma magistrati, cancellieri e, magari se proprio le dovesse residuare qualche spicciolo si ricordi delle liquidazioni del Gratuito Patrocinio.

Michele Rubino

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