Solidarietà alla Collega ed Amica, Avvocata Carmen Picariello, la quale – nella sua funzione di Consigliera del COA di Avellino – è stata cacciata dal Consiglio del 15 Ottobre 2019, in quanto rea di aver diffamato l’intero Consiglio con una sua lettera di protesta, datata 7 Ottobre 2019 ed inviata a TUTTI i Consiglieri.
La lettera, ormai, sta facendo il giro dei social, al pari dell’accaduto.
Un paio di considerazioni sono d’uopo.
Parliamo tanto di Avvocatura nella Costituzione, di diritto di difesa, di Avvocatura quale baluardo dei cittadini.
Ciò stride con quanto riferito dalla Collega: l’art. 21 garantisce la libertà di pensiero, nei limiti posti dall’ordinamento.
Carmen non ha scritto nulla di offensivo: ha riferito della situazione pietosa in cui versa una larga fetta della Avvocatura italiana . Il panorama offerto (la questione del doppio mandato, Cassa Forense con la necessità di un sistema di contribuzione proporzionale al reddito, la contestazione di ineleggibilità mossa a numerosi Consiglieri del Cnf, la mortificazione della professione forense, il finanziamento coattivo del giornale dell’avvocatura) costituisce un atto di seria e coraggiosa denuncia portata all’attenzione della compagine di cui fa parte.
Il riferimento alla attuale situazione in cui versa la Avvocatura merita di essere portata alla attenzione degli iscritti. Le difficoltà quotidiane di tanti Avvocati (giovani e meno giovani, perché – lo dimentichiamo spesso – anche i cinquantenni non se la passano bene) devono essere sottolineate.
Non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo chiudere gli occhi o girarci dall’altra parte.
Evidenziare tutto ciò, scuotendo chi quei problemi dovrebbe affrontare, non è lesa maestà, non è una offesa ad un monarca.
In primis perché non ci sono sovrani nelle Istituzioni Forensi italiane: si è tanto parlato di spirito di servizio, in questi ultimi mesi. Non di sovranità alla Marchese del Grillo. A diversamente pensare si fa la figura della pulce che, caduta nella farina, si crede re (per come recita un noto detto pugliese).
Ove la Collega avesse ecceduto i limiti dell’Ordinamento, altri sarebbero dovuti essere gli strumenti da utilizzare: non è consentito al criticato di cacciare (CACCIARE!) una Collega dal Consiglio di cui essa fa parte!
Aver colto l’inconsistenza delle rappresentanze ai tavoli di concertazione delle riforme, cui le stesse rappresentanze avrebbero dovuto dimostrare un ruolo propulsivo e non meramente formale, aver denunciato che i rappresentanti del proprio COA “ il Presidente, il Vicepresidente ed il Tesoriere del Consiglio, senza nulla riferire agli altri Consiglieri e senza avvertire il bisogno di un confronto nel consesso consiliare, hanno ritenuto di partecipare, in tali vesti formali ma senza essere portatori di alcuna istanza del Foro di Avellino, all’incontro del 2 ottobre 2019 con i vertici del CNF e con il Ministro Bonafede” non è atto di lesa maestà: è atto di coraggiosa denunzia.
Gli interpellati smentiscano, se possono. Non si caccia una Consigliera dal Consiglio per “l’atmosfera” che il suo intervento ha creato!
Si ribatte alle contestazioni, se si hanno gli argomenti per farlo!
Si pretende la presenza della stessa perché vengano verbalizzate minuziosamente le presunte espressioni offensive pronunciate, se ve ne sono state!
Nulla.
Solidarietà massima a Carmen deve arrivare a chi dell’impegno quotidiano, del rispetto della Legalità, del richiamo ai principi di colleganza e della vicinanza ai Colleghi, ha fatto il suo mantra.
Carmen è il simbolo di ciò che accade nell’Avvocatura italiana, di chi grida per i diritti di tutti e si vede osteggiato da chi non ha mai avuto una opposizione perché nessuno aveva mai osato tanto.
Ed allora massima solidarietà a Carmen che ha dato uno scossone a chi, ipocritamente e stoltamente, guarda il dito che indica la luna senza andare oltre.
Gli altri, le pulci nella farina, che nella farina si sentono re, si facciano un esame di coscienza e provino a capire che una Collega così non va cacciata: meriterebbe di prendere il loro posto.
E soprattutto ricordiamo che, quando uno punta il dito contro un’altra persona, ne restano tre (di dita) che indicano il “puntatore”.
Avv. Nicola Zanni Avv. Luigi Maria Vitali
Presidente Comitato dei Garanti CNAF Presidente CNAF