Carissimi Amici,
prima di ogni cosa consentitemi di ringraziare ognuno di Voi per l’attenzione e l’affetto che mi avete riservato in queste ultime settimane.
So bene di avere un ruolo estremamente complesso e delicato e proprio per questa ragione i miei interventi sono stati e saranno sempre orientati secondo coscienza.
Mi riferisco certamente alla coscienza cartesiana nella sua accezione classica dove la coscienza è la capacità dell’uomo di conoscere, valutare ed assumere delle decisioni. Resa nota la chiave di lettura del mio pensiero non posso certamente esimermi dal richiamare l’interlocuzione occorsa con Pinocchio nella versione online di questo giornale, per dare inizio a questo breve resoconto dell’anno che sta per finire.
La condizione professionale vive forse il periodo più buio degli ultimi cinquant’anni. Abbiamo assistito ad una imbarazzante involuzione e degenerazione sia dei costumi che della qualità dell’attività professionale prestata dimenticando da dove siamo partiti. La politica, rappresentazione plastica, del nostro essere cittadini è intervenuta con imbarazzante approssimazione inventandosi fantasiose soluzioni tese ad ingraziarsi la maggioranza di turno sottraendosi ad ogni confronto.
La settimana appena trascorsa si è caratterizzata per l’ennesimo teatrino della politica impegnata ora a sostegno dell’indegna ed incivile riforma della prescrizione, ora tesa a mettere mano al codice di rito attraverso interventi – che ad un primo esame – appaiono privi di ogni senso.
Il quadro che oggi si profila è decisamente sgradevole, il bilancio è certamente negativo.
Tuttavia, non è compito del Grillo Parlante individuare colpevoli e responsabili, il Grillo non è un Giudice. Non è compito del Grillo Parlante individuare delle soluzioni, il Grillo non è un politico. Massima ambizione è quella di risvegliare le coscienze per poter dare inizio ad un percorso di crescita consapevole, civile e soprattutto rispettosa delle REGOLE.
All’inizio del XVIII secolo un giovane avvocato napoletano, prima di rinunciare definitivamente alla professione forense (Alfonso Maria de’ Liguori) scrisse una lista di condotte etiche ancora oggi attuali, che di seguito ed a imperitura memoria, Vi ripropongo:
1 – Non è mai lecito accettare cause ingiuste, perché sono perniciose per la coscienza e il decoro;
2 – Non si deve difendere una causa con mezzi illeciti;
3 – Non si deve caricare il cliente con troppe spese, con l’obbligo di restituire ciò che non è necessario;
4 – Le cause dei clienti devono essere trattate con la dedizione con cui si trattano le proprie;
5 – Bisogna studiare i processi per trarne le argomentazioni precise per difendere la causa;
6 – Spesso la dilazione e la trascuratezza degli avvocati pregiudicano i clienti, e i danni devono essere riparati, altrimenti si pecca contro la giustizia;
7 – L’avvocato deve implorare da Dio il suo ausilio nella difesa, perché Dio è il primo protettore della giustizia;
8 – Non è degno di lode un avvocato che accetta molte cause, superiori ai suoi talenti, alle sue forze e al tempo di cui dispone, che spesso gli mancherà per prepararsi alla difesa;
9 – La giustizia e l’onestà non devono mai essere separate da un avvocato; anzi, devono essere sempre conservate come la luce dei suoi occhi;
10 – Un avvocato che perde una causa per negligenza è obbligato a riparare i danni;
11 – Nel difendere le cause bisogna essere veri, sinceri, rispettosi e ragionevoli;
12 – I requisiti di un avvocato sono scienza, diligenza, verità, fedeltà e giustizia.
Qualcuno innanzi a questi principi (etici) potrebbe rispondere “facile a parlare, Lui era un santo, anzi era figlio della migliore nobiltà napoletana del 1700. Oggi, con la Cassa, la Gestione separata, le sardine, la penuria di clienti paganti, le tasse, l’assicurazione obbligatoria i bambini che piangono …”
La verità è che i dodici canoni etici sintetizzati da Sant’Alfonso de Liguori li ritroviamo trasfusi – sebbene in forma diversa – non solo nel codice deontologico ma anche nella legge.
Sicché dovendo predisporre un bilancio di fine anno non possiamo che partire dall’ultimo dei principi teorizzati.
I requisiti di un avvocato sono scienza, diligenza, verità, fedeltà e giustizia.
Per nostra somma sfortuna abbiamo una legge professionale ed un regolamento che disciplinano l’obbligo della formazione continua in una imbarazzante quanto improbabile raccolta punti.
Soccorre, come sempre, l’etica la quale induce gli Avvocati a coltivare l’aggiornamento professionale con diligenza e spirito di servizio.
Come potete osservare, lo spirito di servizio, checché se ne dica, ed al netto dei malanimi di qualche campana stonata, costituisce il motivo di discrimine tra un contegno improntato a valori etici comuni ed uno ispirato a principi di disvalore.
Altro aspetto dello spirito di servizio è il senso del dovere.
Per quanto possa sembrare facile racchiudere in una unica definizione questa espressione l’esercizio ci pone innanzi a molteplici difficoltà.
Il senso del dovere è una qualità inestimabile che dipende esclusivamente da valori soprattutto spirituali, che si riconoscono come quelli che abbiamo deciso di seguire. Una qualità che, se ben coltivata, permetterebbe di far funzionare molto meglio ogni tipo di civiltà.
Attenzione, guai a confondere il senso del dovere con l’obbedienza, una persona che obbedisce potrebbe non avere nessun senso del dovere.
Chi ha senso del dovere potrebbe non obbedire indiscriminatamente.
Spirito di servizio e senso del dovere sono senza ombra di dubbio espressione dei principi di diligenza e verità.
Cicerone, così descriveva e sintetizzava il senso del dovere: “Antiqui Romani officium esse maximam virtutum ac rei publicae fundamentum putabant. Quid enim, nisi officium, ad Porsenae necem, Etruscorum regis, Mucium Scaevolam, cui nulla spes salutis erat, impulit? Quae vis effecit ut Cloeliam virginem, Porsenae obsidem, hostibus Romani restituerent? Quae vis Horatium Coclitem contra omnes hostium copias tenuit solum in ponte, cum eius commilitones pontem ipsum recidebant, ne hostes urbem capere possent? Quae vis in Samnites impulit magna cum virtute Decium patrem? Quae vis filium, victoriae devota vita, in armatas hostium copias immisit? Quid impulit Fabricium ut Pyrrhi regis dona recusaret, ne patriam suam proderet? Cur duo (=due) propugnacula belli Punici, Gnaeus et Publius Scipio, Carthaginiensium adventum corporibus suis intercluserunt? Quid movit innumerabiles alios viros, quorum exemplis Romanorum historia abundat? Nonne officium fuit? Quae exempla nobis Romani praebent de officii magnitudine!”
Attenzione, senso del dovere e spirito di servizio sono valori sottratti alla legge del divenire, in quanto risultato di una stratificazione avvenuta nel corso di millenni a partire dalla prima democrazia nota (Atene) sino ai giorni nostri, rientrando un modello culturale tipico di una Società civile.
Possiamo, in conclusione di anno, affermare con probabile certezza di aver rispettato i canoni etici sintetizzati da Sant’Alfonso de Liguori?
IO che sono il Grillo Parlante, devo con estremo disagio, dare voce alla coscienza ed affermare che non sempre si sono rispettati i principi di verità, fedeltà e giustizia.
Alcuni di noi si sono consapevolmente sottratti alle regole ritenendosi al di sopra delle stesse determinando un insanabile vulnus che ha indelebilmente macchiato le coscienze di Tutti.
Alcuni di noi hanno violentato proprio quel principio magistralmente descritto da Cicerone piegando il “senso del dovere” a proprio uso e consumo giungendo finanche a distribuire improbabili prebende con l’unica finalità di costruire una linea a difesa del proprio territorio.
Alcuni di noi hanno male interpretato il concetto di Giustizia.
Sicché il bilancio non si chiude certamente in maniera positiva.
Questo in buona sintesi è il resoconto dell’anno che sta per finire, ma per il futuro?
Il miglior augurio, quello che viene dal cuore e dalla coscienza prima, è perfettamente sintetizzato in un pensiero di Sir Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, primo Barone Baden-Powell di Gilwell (fondatore, nel 1907, del movimento mondiale dello scautismo) “… siate pronti, in spirito e corpo, per compiere il vostro dovere”. Ma non dimenticate che piscis primum a capite foetet.
Sereno Natale e felice anno nuovo.
Il Grillo Parlante