Il Presidente della Corte d’Appello, Franco Cassano, in occasione della inaugurazione dell’Anno Giudiziario, lo ha detto a chiare lettere: alle condizioni di oggi, il Polo Unico della Giustizia non si farà nè mò nè mai.
Troppi vincoli, troppi lacci, troppi lacciuoli…
Ed il Protocollo del 29 Luglio 2019? Una presa in giro, buono solo per le dirette Facebook di un ministro di Giustizia che non perde occasione per dimostrare la sua insipienza e la sua inettitudine.
Da questa presa in giro nessuno si salva, sia ben chiaro, dalle autorità locali (Presidente della Regione, in primis, visto che ha bloccato con pervicacia l’unico progetto che prevedeva l’accorpamento dei vari Uffici Giudiziari) ai nostri che – forse perché bloccati da chissà quali motivi – non se la sono sentita (in passato) di prendere posizione netta e chiara sul punto ed oggi chiedono di “fare il polo unico”.
È il tempismo che ci frega a noi; o, meglio, il non voler scontentare nessuno…
Sono passati sette mesi e sono passati inutilmente.
Proposte da fare ve ne sono.
Il coraggio di farle bisogna avere, anche a rischio di scontentare qualcuno.
Fino ad oggi l’argomento “edilizia giudiziaria” si è rivelato un grande bluff (o, piuttosto, si è mostrato come una grande ammuina).
La colpa è di tutti, nessuno escluso (NESSUNO proprio).
Nel 2000 furono stanziati 45.000.000.000 (quarantacinque miliardi) di Lire, per l’individuazione dei luoghi e la costruzione della Cittadella della Giustizia. Quei soldi sono andati dispersi miseramente.
Ed oggi siamo a questo punto. Sette sedi diverse in cui la Giurisdizione viene esercitata… Uno schifo.
E qualcuno si deve assumere le proprie responsabilità.
Nicola Zanni