In un periodo così cupo che vede il nostro Paese affrontare una delle emergenze più considerevoli dal dopoguerra, mi sono soffermata ad analizzare tutta una serie di elementi che coinvolgono la mia e la vita di tante donne e colleghe. Io Donna, Mamma ed Avvocata. Nel merito, secondo alcuni dati Eures, precedenti alla pandemia Covid 19, le avvocate hanno dichiarato di avere sensi di colpa nei confronti della propria famiglia (il 56%), verso se stesse (78%), il ché poi innesca un circolo vizioso che ci vede frustrate (il 75%) o, in ogni caso, rassegnate a prendere il lavoro come una necessità, anche se sottopagato. Molte donne (il 49,6%, con punte fino al 52,8% nel caso di avvocate ultraquarantenni e del 55,3% per quelle provenienti dal Nord‐Est e dal Centro) che interpellate nell’ambito del progetto del Censis nel 2010, hanno dichiarato che la professione è una passione più che una scelta di opportunità o, quantomeno, è il “compimento di un’aspirazione” il 32,0%, ma si arriva al 35,9% nel caso delle donne avvocato che sono riuscite nell’impresa di aprire uno studio di cui sono titolari ed al 38,8% nel caso delle donne avvocato del Sud d’Italia.
A questo si aggiunga che il nostro rientra nei settori meno remunerativi. Difatti, a qualsiasi età, le donne hanno in media un reddito inferiore a – generalmente pari alla metà di – quello dei loro colleghi. Secondo i dati della Cassa Forense, indipendentemente dal genere, un avvocato guadagna all’anno all’incirca 46.860,00 euro; orbene, dalle dichiarazioni è emerso che le avvocate, nel 2013, hanno guadagnato in media poco più di 22.000 euro, ben il 58% in meno degli uomini, inoltre nel 2011 solo il 22,8% ha dichiarato di guadagnare tra i 39.200 e i 150.000 euro ed un irrisorio 9,1% supera la soglia di 150.000.
Il maggior impedimento pare essere il tempo, che rende difficoltoso coniugare le esigenze familiari con il lavoro, che molto spesso richiede una dedizione tale da superare abbondantemente le classiche otto ore giornaliere. Immaginate di rapportare tutto questo a me Donna, Mamma ed Avvocata ai tempi del Covid 19. Le mie attività giornaliere sono cosi distinte: pulizia casa, organizzazione attività didattiche e non del minore, preparazione pranzo e cena. E con il decreto ministeriale organizzare il mio smart working. Ah si perché io donna, mamma ed avvocata ad oggi non ho diritto ad alcuna “una tantum” prevista dal decreto ministeriale per i titolari di p.iva, in quanto iscritta ad altra Cassa (regolarmente pagata). Non ho diritto a congedi parentali o voucher babysitter, perché prendermi cura di mio figlio è un mio dovere. Però si sono Donna, Mamma ed Avvocata. E in qualsiasi modo io devo farcela.
Krizia Colaianni