“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli” (U. Eco)
Oggi (come ieri e domani), il detto di cui al presente articolo, viene ripetuto come un mantra, soprattutto da chi – per pigrizia, per indolenza, per presunzione o per altro – evita accuratamente di affrontare la teoria dei problemi, preferendo (piuttosto) affrontarli empiricamente.
Certo, bisogna avere dei validi Maestri che tramandino (prima ancora che la virtù della conoscenza) il piacere e l’amore della stessa conoscenza.
Chi ha avuto ed ha la fortuna di avere questi Maestri, ha una marcia in più di sicuro, fermo restando che vi deve essere la predisposizione ad imparare.
Questo principio vale in ogni campo della vita umana.
Una delle virtutes che i Maestri dovrebbero avere, è la chiarezza nella esposizione degli insegnamenti, quand’anche questi dovessero consistere solo ed esclusivamente in esempi.
Sbagliando si impara, è vero … ma anche il solo assistere o ascoltare fa sì che qualcuno (di buona volontà) possa imparare qualcosa.
Questo principio vale in ogni campo della vita umana, dicevamo; e quindi vale anche nella politica.
Anni fa, Marco Rizzo – durante una trasmissione televisiva su La7 (Omnibus) – raccontava di una scoppola che il PCI aveva subito, a seguito di una competizione elettorale, e di un (pietoso) tentativo di un Dirigente del partito, di sottrarsi al giusto processo interno al partito stesso.
La difesa di questi era consistita in “la gente non ha capito il nostro messaggio”, tipico di chi non riesce proprio ad ammettere di aver sbagliato.
Il buon Giancarlo Pajetta, uno che non aveva peli sulla lingua, di rimando, sbottò dicendo “allora, compagno, ci stai dicendo che non siamo stati in grado di spiegarlo al meglio?”, creando imbarazzo in chi aveva osato denigrare gli elettori.
Questo episodio viene in mente quando qualche “mente superiore” si permette di dire agli altri “imparate” … tutti vorrebbero imparare; ma gli insegnamenti sono chiari? O piuttosto sono volutamente criptici?
E lo fa, in particolare, via social media, che – nei fatti – hanno sostituito i libri e le altre fonti cui abbeverarsi per la conoscenza (ad esempio, i codici e le leggi cui gli avvocati dovrebbero sempre far riferimento).
Certo lo studio, anche solo consistente nell’esame dei comportamenti, è importante e, in un periodo particolare come questo, non è certo da sottovalutare.
Forse non servirà dopo la morte, lo studio; ma servirà, in momenti come questi, a riconoscere mistificatori ed imbroglioni che, con estrema facilità e per il tramite dei social media, passano da una idea all’altra nello spazio di un secondo e mezzo, senza rendersi conto di diventare ridicoli.
Avranno anche la volontà di tramandare il loro sapere. In evidenza, però, restano un mistero … soprattutto per se stessi!
Nicola Zanni
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