“Io non posso restare seduto in disparte, né arte né parte. Non sono capace di stare a guardare”. Ricominciamo è una nota canzone di Adriano Pappalardo dedicata certo all’amore ma che – almeno nella parte riportata – si sposa bene con il periodo che stiamo vivendo almeno noi avvocati.
A piccoli passi e gradatamente tutti stanno ripartendo, ma la giustizia ancora stenta a decollare anzi forse non è ancora nemmeno sulla pista pronta a caricare i motori.
Tuttavia noi avvocati o almeno buona parte di essi – in questi mesi di lock down – non siamo rimasti alla finestra a guardare il trascorrere inesorabile del tempo, bensì abbiamo cercato di porre le basi della tanto attesa ripartenza della macchina della giustizia che non sembra tuttavia si sia nemmeno rimessa in moto.
“Con la fine del momento peggiore dell’emergenza, anche il mondo della giustizia torna alla normalità. Dal primo giorno di luglio la celebrazione delle udienze tornerà ad essere regolare” Lo ha annunciato il guardasigilli Alfonso Bonafede e speriamo che possa essere davvero così.
Ed invero, non tutti gli avvocati hanno interpretato questo tempo come una fase preparatoria – un po’ come quando si organizza un viaggio in cui la data fissata per la partenza è il punto di arrivo di tutta una serie di atti che ti porteranno a quel viaggio – perché non tutti hanno utilizzato questo tempo per organizzare al meglio il proprio lavoro (il nuovo viaggio appunto) in cui tutti gli operatori della giustizia saranno e dovranno essere protagonisti ciascuno per il proprio ruolo.
In alcuni casi si è assistito ad una vera e propria “pausa di riflessione” da tutte le attività comprese quelle che si sarebbero potute portare avanti con modalità telematica E non ci si riferisce alle udienze, alle attività di cancelleria o a tutto quello che riguarda il processo stricto sensu, bensì ci si riferisce ad una serie di compiti e ruoli che, a causa del Covid 19, non si non potuti o meglio non si son voluti svolgere.
Quando, infatti, si è ritenuto questo lassismo davvero non più proseguibile, qualche piccola voce fuori dal coro si è sollevata per cercare di smuovere la situazione, ma ci si è ritrovati di fronte a veri e propri muri “di carta” – poi letteralmente abbattuti – costruiti sulla falsariga di un virus che di fatto – a detta di costoro – avrebbe bloccato tutto e che tutto sarebbe dovuto rimanere così chissà per quanto altro tempo ancora.
La verità è un’altra, io non posso restare seduto in disparte, né arte né parte. Non sono capace di stare a guardare e, quindi, sono pronta a proseguire quanto già iniziato, a ripartire con tanto entusiasmo, tanta fiducia e soprattutto tanto impegno così come mi è stato insegnato.
L’augurio che faccio a ciascuno è quello non solo di buon lavoro, ma anche di ritrovare tutti l’entusiasmo e nuovi stimoli oltre che senso del dovere per quello che, per me, rimane il mestiere più bello al mondo.
NOI CI SIAMO!
Eugenia Acquafredda